Un Umano
-Ω-
La Morte, regina senza scettro e corona…
I grembiulini azzurri incrostati dal sangue svaniscono, e torna il buio. Un sacchetto cala sulla testa di Vittorio, divorando tutto l’ossigeno della stanza. Prova a dibattersi, vanamente, e le forze vengono sempre meno, come se qualcuno stesse irreversibilmente girando la manopola che regola il battito cardiaco e le funzioni vitali…Ma ecco che all’improvviso il vigore rifluisce improvvisamente in tutto il corpo, la benda viene sollevata e una fioca luce grigio-seppia invade le retine. Vittorio si accorge di essere nel cimitero militare di Gaza, con l’erba finemente curata ad accarezzare le piante dei piedi e il rombo degli F-16 a far saltare le cuciture del cielo, e comincia a camminare lentamente, compassato, verso un punto imprecisato che in realtà sente di conoscere perfettamente.
La Morte sicura, la Morte carogna! La Morte che viene con passo lieve…
Non ci sono più confini da attraversare, bandiere da sventolare o bruciare o per cui uccidere. Non ci sono più omicidi extragiudiziali, armi proibite, massacri, violazioni del diritto internazionale, inchieste che si risolvono in un nulla di fatto, autobus che esplodono, attentati terroristici, processioni con feretri e mitragliatori spianati. Non ci sono più gli embarghi, la colonizzazione, le ambulanze che sfrecciano nella notte illuminata dal fosforo bianco. Non ci sono più gli articoli scritti nella frenesia del momento. Non ci sono più blocchi. Non c’è più dolore. Non c’è più l’orrore.
La Morte trionfante! La Morte gloriosa!
Il momento è arrivato, la battaglia è finita. Si ferma davanti a un tumulo. È il suo. Nella lapide si legge: “Vittorio Arrigoni – un vincitore”. Dietro di lui si materializza un esercito senza armi, variopinto, eterogeneo, silenzioso, impassibile. Un esercito che ha appena subito una sconfitta da cui è difficile riprendersi del tutto. Un esercito che si illude che nulla sarà più come prima, o che sa che tutto rimarrà come prima. Un esercito di perdenti, ostinato a non firmare quel maledetto armistizio.
Quell’esercito siamo noi.
(Illustrazione: Andy Ventura)
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Drop the Hate / Commenti (11)
#3
Neke
Il miglior articolo sulla vicenza Arrigoni, senza alcun dubbio. Grazie di questo contributo.
#4
Elena Marasco
Io sono una di quelli che dal giorno in cui Vittorio Arrigoni è stato ucciso ha messo una sua foto nel suo profilo di faceboock e la mantiene perchè Vittorio non deve essere mai dimenticato, perchè le istituzioni italiane non hanno fatto onore alla sua famiglia e alla sua morte, perchè seguivo il suo blog dal 2008, perchè era riuscito a innestare nel cuore e nella mente dei giovani palestinesi l’idea di una possibile rinconciliazione tra Hamas e Fatah, perchè Vittorio amava le utopie e le utopie sono alla base di ogni cambiamento e non bisogna mai smettere di crederci.
#6
alessandro
che dolore ancora..Vik ha cambiato la vita di tanti che lo hanno conosciuto…anche la mia…hermano manchi tanto …
#8
Charles Benson
Ma che fine ha fatto l’ultimo articolo, “La battaglia di Keratea” ?
Era veramente bello e scritto molto bene.
Cosa è successo? Sembra esserne sparita ogni traccia,
tag compresa, anche se è ancora indicizzato su google
#10
Disoccupate Le Aule Dalla Verità | La Privata Repubblica
[…] – LEGGI ANCHE: “UN UMANO“ […]
#11
Marko Ramius
Buono.
@Charles Benson e McLaud: http://www.laprivatarepubblica.com/la-battaglia-di-keratea/
#1
mezzatazza
Bello.