Un Umano
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Quando Vittorio apre gli occhi a riva la musica viene spenta da una pioggia di missili che si abbatte indiscriminatamente su edifici, corpi, altalene e ospedali, e l’operazione “Piombo fuso” infuria già a Gaza, il posto al mondo a più alta densità abitativa, un territorio in cui se bombardi a diecimila metri di altezza inevitabilmente compi coscientemente e criminalmente una strage di civili, una striscia di terra non sismica dove vive un popolo che finora ha conosciuto un unico terremoto, un lurido, innaturale terremoto che risponde al nome di Israele.
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A poche ore dalla morte di Arrigoni Ahmad Yousef, consigliere politico del premier palestinese Ismail Haniyeh, dichiarava: “Abbiamo studiato la situazione e abbiamo capito che solo Israele poteva avere un vantaggio da un crimine di questo genere. […] Probabilmente Israele è riuscita a infiltrarsi in questo gruppo e a commettere l’omicidio”. Quasi contestualmente le maggiori fazioni salafite si dissociavano dall’azione. Un comunicato stampa diramato dalla fazione al-Tawhid wal Jihad negava ogni responsabilità, aggiungendo però che l’assassinio “era il naturale risultato della politica assunta da Hamas nei confronti dei Salafiti”. Un leader salafita, Iyad Ash-Shami, denunciava l’uccisione come “contraria all’Islam”, aggiungendo che la dottrina della Salafiyyah proibisce esplicitamente l’omicidio.
Il 16 aprile 2011 Repubblica riportava che alcune fonti di Tawhid wal Jihad avevano ammesso la responsabilità di una cellula schizzata fuori dalla loro orbita di controllo – nessun ordine dall’alto, solo una malsana deviazione dalla catena di comando: ”È stata una iniziativa incomprensibile, compiuta da una cellula impazzita, fuori controllo, e che contrasta con l’insegnamento dell’Islam e i nostri interessi”. Tale versione trova riscontro in un’intervista allo sceicco Abu Musab (sempre al-Tawhid) raccolta da Michele Giorgo del Manifesto (15 giugno):
Negate di aver avuto un ruolo nel sequestro e nell’uccisione di Vittorio Arrigoni eppure continuano a chiamarvi in causa.
Qualcuno vuole coinvolgerci ad ogni costo in questa vicenda ma Tawhid wal Jihad non ha pianificato o partecipato in alcun modo al sequestro dell’italiano. La nostra smentita è stata immediata, abbiamo chiarito subito che i sequestratori non facevano parte del nostro progetto di Jihad. Quei giovani hanno usato il nostro nome perché è noto e volevano farsi conoscere.
[…] Ma Vittorio Arrigoni cosa c’entrava, non era un musulmano…
Credo che il sequestro dell’italiano servisse a Breizat e ai suoi compagni per affermare l’esistenza della sua cellula, del suo gruppo. In cambio della sua liberazione ha chiesto la scarcerazione dello sceicco al Saidani, arrestato ingiustamente solo per aver parlato a nome dell’Islam. Breizat ha messo in piedi un’operazione spettacolare per farsi pubblicità.
Lei parla di liberazione e di scambio di prigionieri ma Vittorio è stato ucciso subito, i rapitori non hanno neppure rispettato l’ultimatum che avevano lanciato.
Perché Breizat e i suoi compagni hanno organizzato qualcosa che non sono stati in grado di gestire. Hanno subito sentito forte la pressione, si sono sentiti in trappola e hanno ucciso l’ostaggio. […] Gestire un sequestro è complesso e solo un gruppo determinato e ben strutturato può portarlo avanti. Breizat e i suoi compagni forse hanno perduto la testa.
E cosa dice delle voci su una regia occulta, pare nel Sinai, del rapimento di Arrigoni?
Non so nulla di tutto ciò ma non mi sento di escludere che Breizat avesse qualcuno alle spalle, qualcuno che lo ha convinto ad agire e colpire quell’italiano. Forse dietro tutto ciò c’è il Mossad […]. Con certezza posso dire soltanto che Tawhid wal Jihad non ha rapito Vittorio Arrigoni.
I profili dei rapitori sono tutt’altro che limpidi. In un articolo apparso su Liberazione il 18 agosto (titolo eloquente: “I salafiti di Gaza accusano: «Arrigoni ucciso da Hamas»”) si sostiene che al-Breizat sia entrato per la prima volta a Gaza nel 2010, dopo “Piombo Fuso”, con la carovana umanitaria del deputato britannico George Galloway; e una seconda volta, clandestinamente, attraverso i tunnel sotterranei. La sua presenza, inoltre, si sarebbe registrata anche nel Regno Unito. Un altro esponente di spicco di al-Tawhid wal Jihad, nome di battaglia Abu Hamza, ha spiegato alla giornalista Francesca Marretta che, con sempre maggiore frequenza, “esponenti delle Brigate Ezzedin al-Qassam […] si avvicinano ai salafiti, convinti che Hamas si sia discostato dai precetti del profeta, non imponendo in maniera corretta la sharia ed essendosi allontanato dall’idea del Jihad”. I palestinesi coinvolti nel rapimento di Arrigoni sono risultati essere, in effetti, ex poliziotti e membri delle Brigate al-Qassam.
Umbratili lotte intestine, cellule fuori sesto, instabilità politica a livelli tali da impedire l’afflusso di sangue al cervello, dettagli dell’assassinio incoerenti e divergenti tra loro, furiose accuse reciproche…Non manca neppure l’immancabile capitolo “Agenzia Delle Carte A Posto”. Non sono mai stati ritrovati, infatti, gli oggetti personali di Vittorio Arrigoni: cappello, pipa, kufia, portafoglio e, soprattutto, computer. La sensazione di trovarsi di fronte ad una rivisitazione medio-orientale di un sequestro della Banda della Magliana mischiata con la sceneggiatura scartata di “Four Lions” è oltremodo scomoda & sconcertante – ma è probabilmente l’unico modo per cercare di tracciare una circonferenza capace di contenere un nocciolo recondito che sembra espandersi incontrollato e sfuggire ad ogni spiegazione coerente, pericolosamente pronto a fondersi in una dogmatica e parziale interpretazione della realtà alimentata alternativamente dal Complottismo Di Supplenza o dal più bieco Reazionarismo Di Ritorno.
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Drop the Hate / Commenti (11)
#3
Neke
Il miglior articolo sulla vicenza Arrigoni, senza alcun dubbio. Grazie di questo contributo.
#4
Elena Marasco
Io sono una di quelli che dal giorno in cui Vittorio Arrigoni è stato ucciso ha messo una sua foto nel suo profilo di faceboock e la mantiene perchè Vittorio non deve essere mai dimenticato, perchè le istituzioni italiane non hanno fatto onore alla sua famiglia e alla sua morte, perchè seguivo il suo blog dal 2008, perchè era riuscito a innestare nel cuore e nella mente dei giovani palestinesi l’idea di una possibile rinconciliazione tra Hamas e Fatah, perchè Vittorio amava le utopie e le utopie sono alla base di ogni cambiamento e non bisogna mai smettere di crederci.
#6
alessandro
che dolore ancora..Vik ha cambiato la vita di tanti che lo hanno conosciuto…anche la mia…hermano manchi tanto …
#8
Charles Benson
Ma che fine ha fatto l’ultimo articolo, “La battaglia di Keratea” ?
Era veramente bello e scritto molto bene.
Cosa è successo? Sembra esserne sparita ogni traccia,
tag compresa, anche se è ancora indicizzato su google
#10
Disoccupate Le Aule Dalla Verità | La Privata Repubblica
[…] – LEGGI ANCHE: “UN UMANO“ […]
#11
Marko Ramius
Buono.
@Charles Benson e McLaud: http://www.laprivatarepubblica.com/la-battaglia-di-keratea/
#1
mezzatazza
Bello.