Padanious, Il Robot Verde

Pubblicato da Blicero il 21.02.2010

Agli inizi degli anni ’80, oltre all’esplosione del debito pubblico e delle capigliature, sulla televisione italiana incominciarono a comparire Goldrake, Mazinga e altri anime mecha, ovvero i cartoni animati giapponesi sui robot umanoidi. È stato un autentico delirio collettivo, e almeno una o due generazioni sono cresciute nel mito dell’eroe robotico che in vari modi salva il mondo intero dai cattivi di turno.

Nel 1980, fuori dalla televisione, un giovane Umberto Bossi inizia la sua carriera politica, fondando l’Unione Nord Occidentale Lombarda per l’Autonomia – fino ad arrivare a dove tutti sappiamo. Ora, che diamine c’entrano Go Nagai e altri mangaka con il movimento autonomista/secessionista che negli anni è diventato l’incubo di tutti gli immigrati d’Italia? Centrano eccome, ed il trait d’union è costituito da un cartone in particolare, molto meno celebre di quelli summenzionati: Daltanious. Il primo cartone protoleghista apparso sull’etere nostrano.

No Togo

Trasmesso, rigorosamente su base regionale, per la prima volta nel 1981, l’anime in questione è ambientato in degli alternativi anni ’90 del secolo scorso, in cui la Terra soccombe al massiccio attacco degli imperialisti alieni Akron. Il Giappone, in particolare, è ridotto ad un cumulo di macerie e i sopravvissuti vivono di stenti, mercato nero, carità e microcriminalità. Solamente dall’ambientazione si può evincere come gli Akron non siano altro che una terribile metafora della globalizzazione e del suo portato più devastante, i flussi migratori incontrollabili e aggressivi che minacciano l’esistenza stessa del concetto di popolo, cultura e tradizione.

La conformazione dell’impero Akron è un altro puntello a questa teoria: pur venendo presentata come una razza unica, in realtà si tratta di varie razze provenienti da paesi diversi che si erano ribellati all’egemonia benevola di quelli che nel cartone sono i difensori della civiltà occidentale, gli Stati d’Helios Uniti. Gli esempi si sprecano: talebani contro Enduring Freedom; sunniti e sciiti in Iraq; l’area tribale del Pakistan; Hezbollah; Hamas; Pantere Nere; la World Music; e così via. Tutte queste fazioni sono accomunate da una cosa, cioè dal voler imporre il proprio stile di vita con la forza più brutale e teologicamente spietata possibile – esattamente come gli Akron, che poi si rifugiano sotto il mondialismo progressista e l’art. 3 della Costituzione.

I protagonisti umani della serie sono sei adolescenti, guidati da Kento, leader impavido, intraprendente, dal sorriso beffardo e dal grande avvenire, nonostante le tre bocciature alla maturità. Durante un furtarello – altro lampo: discriminazione alla rovescia – i 6 si imbattono in una grotta che conduce ad una base sotterranea dove giace ibernato il Dottor Earl, una sorta di incrocio tra il cosmologo padano Gilberto Oneto e il federalista eretico Gianfranco Miglio. Riusciti a scongelarlo, i ragazzi rivelano all’Asse del Male la base, causando l’immediata rappresaglia degli Akron. Il Dottor Earl costringe Kento (Bossi) e Danji (Maroni?) a mettersi alla guida del robot Antares e dell’aereo Gumper, e i due miracolosamente riescono a tener testa allo strapotere Akron. Che continua, esattamente come la partitocrazia degli anni ’80, a volersi sbarazzare del nascente movimento di liberazione (inter)nazionale creatasi intorno a Kento.

Dalla nave spaziale nemica che minacciosamente orbita sui cieli terrestri (a cui potrebbe essersi ispirato il cineasta Neil Blomkamp per l’astronave sopra Johannesburg in “Distretto 9”) viene dunque inviato un super-robot dall’aspetto mostruoso a cui i due non riescono a tener testa. Ma provvidenziale arriva il leone robotico Beralios, cioè il Leone di S. Marco, simbolo della gloriosa Serenissima. Il Dottor Earl a questo punto comunica ai due prodi che i 3 robot possono fondersi, al grido di “aggancio totale”, in un’unica entità, l’invincibile Daltanious – o meglio, Padanious. Esattamente come nel 1991, quando dalla confluenza di Liga Veneta, Lega Lombarda, Piemont Autonomista, Uniun Ligure, Alleanza Toscana – Lega Toscana – Movimento per la Toscana, Lega Emiliano-Romagnola e altri movimenti nacque l’indomita Lega Nord.

La lotta per la liberazione della Terra aveva trovato, finalmente, il suo paladino definitivo.

Uomini delle colonie di Helios…

Tutto il cartone è disseminato di riferimenti leghisti più o meno evidenti, teorie federaliste, ribellismo contro il tiranno, difesa della cultura popolare e insopprimibili aneliti di libertà. A cominciare dall’eloquente sigla della versione italiana:

per Daltanius che compare giù / e il nemico non esiste più / è Daltanius che ci aiuterà super-balestra, frecce, spada, lame, boomerang / odia gli stupidi / aiuta i deboli / dagli invasori ci difenderà / lui si sacrifica / lo sa che è l’ultima / speranza dell’umanità / extraterrestre via / da questa Terra mia / togli le zampe o ce le lascerai / ti spacca in quattro lui / ci fa una croce su / e tu non ci sei più […] / ha in mente Kento e va / con le astro-gambe va / e il suo leone in petto ruggirà / tutto disintegra / quando gli girano le lame boomerang […] / Daltanius non si fermerà / è troppo forte e vincerà…

Inevitabile il richiamo alle frasi di Salvini, Tosi e soprattutto dello “Sceriffo” Gentilini:

Io voglio la rivoluzione contro gli extracomunitari clandestini! Voglio la pulizia dalle strade di tutte queste vie che disturbano il nostro paese!

Nonché a Bossi:

Dietro l’immigrazione di colore non c’è solo l’interesse di una sinistra allo sbando che cerca i voti di un nuovo sottoproletariato, non c’ è solo la Chiesa rinchiusa nei palazzi dell’avere che ha perso ogni credibilità e cerca di riempire i suoi seminari vuoti con religiosi che ormai trova solo nel terzo mondo: c’è anche e soprattutto l’interesse del grande capitale….

E, sempre sulla falsariga delle dichiarazioni di illustri esponenti della Lega, nell’ex costituzione dell’impero Helios, ovvero il vecchio mondo perduto e soggiogato dal multiculturalismo Akron, non possono non scorgersi le parole che Mario Borghezio affidò alla penna di Gian Antonio Stella:

L’utopia di Orania, il piccolo fazzoletto di terra prescelto da un pugno di afrikaner come nuova patria indipendente dal Sudafrica multirazziale, ormai reso invivibile dal razzismo e dalla criminalità dei neri, è un esempio straordinario di amore per la libertà di preservazione dell’identità etnoculturale.[…] Si potrebbe seguire l’esempio di questi straordinari figli degli antichi coloni boeri e ‘ricolonizzare’ i nostri territori ormai invasi da gente di tutte le provenienze, creando isole di libertà e di civiltà con il ritorno integrale ai nostri usi e costumi e alle nostre tradizioni, calpestati e cancellati dall’omologazione mondialista. Ho già preso contatti con questi ‘costruttori di libertà’ perché il loro sogno di libertà è certo nel cuore di molti, anche in [Padania], che come me non si rassegneranno a vivere nel clima alienante e degradato della società multirazziale.

Passiamo all’armamentario di Daltanious. Vi figurano Pugni perforanti, Rete elettronica, Lama cosmica, Cerchi laceranti, Fiamma disintegrante, Scudo protettivo, Balestra spaziale, Uncino a catena, Bocche di fuoco, Doppia morsa d’acciaio ed infine la Spada infuocata con nucleo avvolgente, l’arma finale. Sono, operato il debito ricollocamento in ambito fantascientifico, le stesse identiche armi con cui la Compagnia della Morte guidata da Alberto da Giussano sconfisse il Barbarossa e riconsegnò l’indipendenza ai popoli padani oppressi dal giogo dell’imperatore liberticida.

Particolarmente significativo è anche la nemesi della serie, il crudele Ormen (anagramma di norme: quelle che impediscono la libertà d’espressione del popolo Helios-padano?). Per la stragrande maggioranza degli episodi non conosciamo la sua vera identità – così come non conosciamo l’identità di chi ha imposto questo determinato assetto geosociale a livello globale – e, anzi, vediamo solamente due minacciosi occhi fluttuare su uno schermo nero. La citazione è quasi scontata: l’occhio destro è il liberalismo, quello sinistro il marxismo, cioè le due diverse ma speculari teorie nate dalla rivoluzione industriale di cui ancora oggi subiamo le conseguenze.

C’è anche della numerologia in Padanious. Il cartone consta di 47 episodi – e non è un caso. Il numero 47, oltre ad essere l’unico numero ad avere un fan club a lui dedicato, nella Smorfia significa “morte”, significato che si ricollega naturalmente al nome del personaggio (47, appunto) del videogioco “Hitman”, in cui il giocatore assume le sembianze di uno spietato sicario. Un sicario economico, sociale e culturale. Un social killer.

Heil Kento

L’aspetto più inquietante di Daltanious è tuttavia il ruolo di Kento. Di estrazione sociale infima, viene improvvisamente nominato leader per acclamazione senza alcuna selezione interna, primarie o congressi – come un Boccia qualsiasi. Il protagonista gode della fiducia sconfinata ed incondizionata di tutti i personaggi del cartone, che sono psicologicamente appiattiti e irrazionalmente manipolati da Kento. I suoi seguaci sono altresì profondamente convinti della sua infallibilità. Comunque vada, infatti, lui capisce meglio le cose di chiunque altro e, nonostante il compito impervio e le difficoltà nell’armonizzare la ribellione/rivoluzione, “ce la farà senz’altro”.

Questo ci catapulta direttamente nella Germania degli anni ’30 per poi sbalzarci ai giorni nostri, imponendoci di leggere ad occhi spalancati (alla Arancia Meccanica) quello che scriveva il controverso psicanalistica Wilhelm Reich in “Psicologia di massa del fascismo” (1933):

Ancora più essenziale è l’identificazione degli individui che fanno parte della massa con il “Fuhrer”. Più l’individuo compreso nella massa, in seguito alla sua educazione, è diventato impotente, e più accentuata sarà l’identificazione con il capo, più il bisogno infantile di appoggiarsi a qualcuno assumerà la forma di sentirsi-tutt’uno-con-il-capo. Questa tendenza all’identificazione è la base psicologica del narcisismo nazionalista, cioè la coscienza di sé presa a prestito dalla “grandezza della nazione”.

Ovviamente non possiamo sapere quanti giovani leghisti, ora nei loro 30-35 anni, abbiano visto Daltanious, e quanto questo posso aver inciso nel loro subconscio sessuo-politico. Ed escludiamo alla radice una malizia degli autori giapponesi, che naturalmente non potevano sapere le evoluzioni future della politica italiana. Il punto è un altro.

Alcuni scrittori, sceneggiatori o più semplicemente “intellettuali” a volte sono in grado di vedere prima di altre persone cose, tendenze, fatti o avvenimenti che attualmente esistono (o sono in fieri) e che sono notate approssimativamente o ignorate del tutto. Le forze politiche, dal canto loro, spesso non sono consapevoli su come utilizzare il simbolismo, l’ideologia e la propaganda che mettono le catene reazionarie alle strutture non inibite della massa. A volte succede e basta, come nel caso di un cartone animato giapponese che, ex ante, aveva già tracciato un solco.

Se i puffi sono comunisti, Daltanious è decisamente leghista.

Condividi

Drop the Hate / Commenti (2)

#1

Jonathan Grass
Rilasciato il 26.02.10

calzerebbe, se non avessero clamorosamente invertito la parte “odia gli stupidi / aiuta i deboli”

#2

susanno
Rilasciato il 20.12.11

e mica Yatsude Saburo c’aveva in testa Alberto da Giussano quando creò MIRAI ROBO DALTANIUS! il cartone è un inno alla resistenza al male e non agli extracomunitari. semmai è Bossi e Borghezio che hanno frainteso e credono non in “Daltanious” ma in “Padanious”!

Fomenta la discussione

Tag permesse: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>