Die Vierte Generation

Pubblicato da Blicero il 21.10.2011

La carne di rifugiato politico libico sfrigolava e scoppiettava sullo spiedo, spargendo per tutto il giardino condominiale un delicato afrore di fucili do-it-yourself e ribellione soffocata nel sangue. L’Alpino osservò compiaciuto il Francese – un rivoltante ammasso di pinguedine e Schutzstaffel che ovviamente non sa una parola di francese – lisciare lascivamente la copertina di “Storia di un giacobino nordista”, opus magnum di un intellettuale eretico datata 1993. Lui lo chiamava “il mio Göring tascabile”, e si trattava dell’unico libro che fosse mai riuscito a finire senza dover massacrare la figlia. Il Sindaco, invece, li avrebbe raggiunti dopo, una volta conclusa la meritoria opera di bonifica ambientale contro kebabbari, troie ed edicolanti che osano esporre pornografia en plein air.

Il Toso era ormai arrivato alla fine della bottiglia di raki turco – e dovevano ancora iniziare a mangiare. Fino a pochi mesi prima il Toso era stato un valente amministratore di un’opulenta città del nord, dove si era distinto a livello internazionale per delle ordinanze particolarmente efferate e per l’invenzione del festival “Caccia Alle Barbe Lunghe”, che in breve era diventata una folkloristica & popolarissima occasione di sterminio razziale. Ma la sua pubblica opposizione alla candidatura del segretario provinciale imposta dall’alto l’aveva fatto espellere dal partito e sprofondare in un abisso psichiatrico. Ora, tanto per dire, era fissato con i Kulunge Râi, un microscopico popolo (14 persone) di etnia tibeto-birmana convinto che ogni qual volta si subisca un trauma delle scimmie malvage ti rubino il Soffio Vitale e se lo portino in una foresta incantata. Il compito di recuperare tale Soffio è demandato allo sciamano, che a tal fine si alcolizza fino al coma etilico per sconfiggere le scimmie e riprendersi il maltolto. Ecco, il Toso era convinto di essere una specie di sciamano leghista che ogni giorno sentiva l’obbligo morale di bere le più raccapriccianti quantità di alcool per riprendersi l’autentico Soffio Padano usurpato dai vertici del partito. Insomma, un uomo perfetto per l’Operazione che si accingevano a compiere.

Tutti e quattro erano dei dissidenti interni, disgustati dall’attuale piega degli eventi. Dei romantici e perversi militi della secessione. Dei fanatici apostoli del leghismo della prima ora, scudisciati dal tradimento del Profeta – ossia colui che aveva venduto l’anima del movimento al nemico per non affogare nei debiti causati da una gestione finanziaria dissennata e cialtronesca. Era evidente agli occhi di chiunque: il Caro Padre non era più in condizione di traghettare la loro meravigliosa avventura al punto di partenza. E allora non rimaneva che l’extrema ratio: il patricidio. L’Alpino spense il fuoco, sfilò la carne dallo spiedo, la mise nei piatti dei quattro cospiratori e cominciò il briefing. “Allora, la parola d’ordine, e segnatevela, sarà: ‘Il mondo come volontà e Piacenza’. Ve la dirò io al momento opportuno”. Il Francese applaudì fanciullescamente. Il Toso, riverso per terra e mezzo strozzato da un pezzo di polpaccio grigliato di Sirte, trovò la forza di replicare: “Ma non era rappresentazione?” L’Alpino lo trafisse con un’occhiata d’odio e gli scagliò addosso un pezzo di carne, tramortendolo. Il Francese, angosciato e atterrito, domandò: “Ma quindi è Piacenza o rappresentazione, capo?” L’Alpino sospirò. In realtà, non ne era sicuro nemmeno lui: ricordava vagamente di aver letto quella frase nel diario di suo nipote, un militante di Casa Pound. Probabilmente erano le parole di una canzone di un certo Marco Masini. O Louis-Ferdinand Céline. O Raimondo Vianello.

In quel momento dal cancelletto si affacciò il Sindaco, brandendo gaudente un coltello elettrico per gyros. “Cos’è sta storia che si deve andare a Piacenza?”

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La prima parte del piano, che consisteva nel vendere Roberto Castelli su Ebay per restringere il Cerchio Magico Protettivo – o un’altra definizione del cazzo che si inventano i notisti politici – intorno a Bossi, era naufragata miseramente. L’utente JeFfDaHmEr_53 di Seattle si era dimostrato interessato a fare un’offerta alla dirimente condizione che “il corpo fosse leggermente in decomposizione”. Ma l’ex ministro era vivo, e lui aveva ripiegato sugli occhiali di Castelli pensando che fossero quelli di Raffaele Sollecito. I soldi ricavati erano serviti ad acquistare un assortimento di 20 litri di alcolici per il Toso, 300 accendini del Duce per l’Alpino e un tunisino per il Sindaco.

Nonostante ciò, nel bunker del Francese che fungeva da base operativa serpeggiava lo scoramento. Da due ore filate il Toso stava correndo su e giù per la stanza, sbattendo contro le pareti e denunciando fantomatiche calunnie a mezzo stampa propalate da macachi catalani. Ma ad un certo punto eccolo fermarsi bruscamente, tracannare il nono bicchiere di grappa alle prugne e illuminarsi. “Ho trovato, statemi a sentire, perché quello che dobbiamo fare è semplice, davvero, insomma, basta rapire Domenico Scilipoti, ricoprirlo di organza, metterlo dentro un cannone da circo e spararlo sul palco della festa di Sotto il Monte (BG) dove ci saranno tutti, compreso il capo, e la caduta di Scilipoti distrarrà tutti e noi potremmo colpire il caro leader, indisturbati. Eh? Che ve ne pare?”

Il Francese, che stava morbosamente guardando uno spot di un profumo cercando di masturbarcisi sopra, accolse l’idea salutando romanamente. Gli altri applaudirono, entusiasti. “Sì, credo che sia la soluzione più ragionevole – dice l’Alpino – ma c’è un problema. La parola d’ordine. Bisogna dirla, altrimenti non si può procedere”. “Può dirla Scilipoti cadendo, no?” propose il Sindaco. Il Toso stappò tre birre contemporaneamente ed esclamò: “No, ho pensato anche a questo, ho pensato a tutto, eh, faccio chiamare Radio Padania alle 17.45 da mio cognato e gli ordino di dire quella frase, così noi sapremo quando è il momento di agire”. Il sequestro di Scilipoti sarebbe stato una pura formalità: l’avrebbero atteso fuori dal IV Congresso di “Amalgama Dentale, Agopuntura Olistica, Lettura dell’Aura e Scie Chimiche Parossistiche: Quale Metodo Migliore per Votare la Fiducia al Governo Berlusconi?” e lo avrebbero piegato alle loro volontà, per il bene supremo della Nazione.

La cospirazione poteva iniziare. Il Toso vomitò copiosamente una purea di sostanze rosse e gialle sulla parete. Il Francese riuscì finalmente ad avere un accenno di erezione. Il Sindaco berciò al telefono, richiedendo aggiornamenti in tempo reale sull’andamento del rastrellamento comunale di gatti persiani – da lui personalmente banditi con apposito provvedimento in quanto “potenziali focolai di fondamentalismo islamico”. L’Alpino sogghignò. Sì, questo piano era decisamente perfetto.

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