La Clitodissea

Pubblicato da Blicero il 12.07.2010

Scusa se ti chiamo prolasso anale

Sono a Tel Aviv da ormai 2 settimane, di cui l’ultima passata tra l’ospedale (a causa di un attacco di balanopostite) e i miei vari rifugi sicuri in cui sono rinchiusi 5 agenti (3 femmine e 2 maschi), che mi curo di torturare ad intervalli regolari per estorcere informazioni preziose: se mi vedessero quelli della CIA avrei un lavoro rispettabile, sadico e ben retribuito; ma sono un idealista, e quello che hanno fatto in America latina, in Italia e nell’ego di Norman Mailer non mi è mai andato giù.

Dunque, dopo due settimane ancora non sono riuscito ad ottenere una parola da questi agenti, ed ora come non mai si profila necessaria un’azione risolutiva. Riunisco i 5 nel rifugio più grande, un appartamento di 60mq in pieno centro, completamente privo di arredamento, e dopo averli bendati, storditi e imbottiti di Xanax, Cialis, ostriche e riflessivi pavloviani al sentir nominare il termine “prolasso anale” e vedere le relativi immagini, posso ben cominciare l’operazione porno-militare di raccolta informazioni. Mi sarei concentrato prima sulle 3 donne ed infine sui 2 uomini da cui sapevo che sarei riuscito ad ottenere delle informazioni grazie ad un’arma risolutiva che avevo scoperto su certi Tumblr qualche anno fa – ma che malauguratamente non avevo mai avuto occasione di mettere in pratica.

Tolgo la benda alle tre agenti e ordino loro di denudarsi, ordine che recepiscono come se fossero un bulldozer davanti alla casa di una famiglia palestinese, appoggio le loro bocche una vicina all’altra e le costringo a limonarsi pesantemente, mentre io mi masturbo in ginocchio davanti a loro, toccandole alternativamente le tette e le passere che si bagnano alla velocità di un missile lanciato contro un ospedale a Gaza, il cazzo mi diventa duro all’istante, le metto a carponi una dietro l’altra come a formare un millepiedi umano, e loro leccano e si fanno leccare il culo e la clitoride con sempre più foga, mentre le reazioni chimiche provocate dalle sostanze impazzano nei loro organismi, facendole perdere sempre di più il controllo su loro stesse, quasi come la situazione al confine con il Libano. Tiro fuori dalla borsa lubrificanti e olio e schizzo i prodotti sui loro culi, schiene e orifizi sino a far diventare il pavimento una specie di campo da calcetto-sapone, poi mi metto dietro l’ultima agente che forma il Mossad-millepiedi, le slargo il buco del culo con sapienti tocchi in modo da penetrare come una pallottola nella testa di un miliziano di Hamas e incomincio a battere, picchiare, martellare con incredibile frequenza, gli addominali piatti bruciano e si contraggono per lo sforzo sovrumano, e loro continuano a toccarsi e leccarsi le parti basse in un profluvio di liquidi e viscidume fino a quando, dopo circa 20 minuti di violento carpet bombing ininterrotto non intravedo il rosso del retto che comincia a fuoriuscire dalla cavità della mia preda, e capisco che il punto di rottura per il primo prolasso anale è ormai vicinissimo, necessita solamente di un ultima basculata pelvica, ed ecco il prolasso, TRAC, nel suo disgustoso splendore. Mi sfilo velocemente, ponendomi in posizione eretta, vado davanti al millepiedi, stacco le prime due parti, afferro le loro teste e le rivolgo verso la loro collega, distesa pancia in giù sul pavimento, e noto distintamente l’orrore emergere dai loro occhi e dallo Xanax. Si abbracciano, cercando di rifugiarsi in un angolo per sfuggire da me – e no, mie care, queste cose non ve le hanno mai insegnate nei vostri 3 anni di addestramento militare, operative in una delle zone più calde del mondo. Credo che il momento sia propizio per ottenere le risposte a qualche domanda. “Perché la vostra organizzazione mi ha preso di mira”, domando a cazzo dritto/umettato di olio. “Abbiamo…loro hanno saputo che tu vuoi salvare il mondo”. “Loro chi?” domando mentre raccolgo il materiale per dedicarmi agli altri due agenti, che hanno assistito a tutta la scena senza dire alcunché. “Il Mo…Mossad, signore”. “Come sospettavo. E cosa abbiamo intenzione di fare ora? Pensate di continuare ad utilizzare passaporti falsi per commettere omicidi in tutto il mondo o di arrotolare oppositori interni in tappeti per poi sbatterli in galera per 20 anni? Oppure – domando retoricamente stritolando i capezzoli di una delle due agenti – pensiamo di lasciare finire questa brutta storia qui, scordare quello che è stato e lasciarmi lavorare in pace?” “La…la seconda”, rispondono all’unisono. Punto primo della missione: compiuto.

Con gli agenti è invece tutto più facile, del resto gli uomini sono meno forti delle donne sotto certi punti di vista. Dico loro di aspettarmi, che mi sarei recato in bagno a darmi “una rinfrescata”, mentre in realtà stavo andando a preparare la loro fetta di tortura. Estraggo da un altra borsa, questa volta Prada, un siringone sterilizzato ancora impacchettato e un sacchetto contenente una porzione di merda che avevo all’uopo evacuato dopo una giornata intera passata a mangiare shakshuka, pita, felafel, hummus (il tutto condito con skhug e salse varie), scarto la siringa dal suo involucro e incomincio a risucchiare le feci al suo interno. Torno nel salone, e subito invito le due agenti superstiti a far drizzare gli apparati intimi dei loro colleghi, cosa che provvedono a fare con zelo e dedizione insoliti, mentre nel frattempo confido ai due uomini il mio intento di rilasciare il contenuto della siringa nelle loro uretre (e di fare lo stesso con molte altre persone) qualora il Mossad, o Israele in generale, non si fosse veramente impegnato a rendere effettiva la democrazia, avviare i negoziati di pace con la Palestina, rivelare al mondo intero la portata del loro arsenale atomico e, se del caso, pure di smantellarlo in tempi brevi – ed è quasi inutile dire che i due si sono dimostrati veramente entusiasti della mia offerta, tanto da chiamare i loro superiori i quali a loro volta si sono mostrati assolutamente disponibili tanto da chiamare il primo ministro che ha subito indetto una conferenza stampa in cui ha spiegato al mondo intero che Israele perseguirà una nuova politica estera nel medio-oriente e che, nonostante tutto il sangue versato, spera di ottenere la comprensione e il supporto degli stati arabi confinanti, per la prima volta nella sua storia.

Io e i quattro agenti (la quinta agente è stata ospedalizzata e operata d’urgenza, tornando come prima nel giro di qualche settimana) abbiamo deciso di rimanere in quell’appartamento per altri 5 giorni, in cui ci siamo prodigati in selvagge orge, quasi al limite della disperazione, fino a svuotarci completamente di ogni liquido corporeo, in una lussuria scatologica che avrebbe loro levato ogni residua forza per intercettare comunicazioni riservate, assumere identità false e pensare di essere Eric Bana in Munich. Alla fine abbiamo concordato tutti sul fatto che il suicidio di uno dei due componenti dei Telefon Tel Aviv sia stata una delle sventure più taciute ed ignorate del decennio.

Siamo rimasti buoni amici.

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Drop the Hate / Commenti (5)

#1

adramelch
Rilasciato il 13.07.10

Geniale!
Veramente ben scritto e con uno stile originale e visionario.

Complimenti.

#2

giulio
Rilasciato il 13.07.10

cago approvazione.

#3

mi
Rilasciato il 25.08.10

De Sade chi?

#4

Zoster
Rilasciato il 13.09.10

“Scusa, hai del Glamorama tra i denti…”

#5

blicero
Rilasciato il 13.09.10

“No, è del Lunar Park.”

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