Com’è L’Uso Della Gamba?

Pubblicato da Blicero il 9.03.2009

Moloko

Il buio al di qua della siepe

Presto! Presto! Dietro a quella siepe prima che Vinyard (il mio amico negro, evoliano e nazionalsocialista), Euronymous e Bosch (gli altri due miei amici volontari per la sicurezza partecipata, o vigilanza attiva, o più semplicemente rondisti, in quota centrosinistra e centrodestra), si accorgano che non li ho seguiti nella loro fuga dalle forze dell’ordine. Perfetto, da questa posizione, aspetta che scosto un attimo quelle fronde e prendo un ramoscello da cui penzolano alcune foglie, lo smusso sulla punta con il mio Butterfly e me lo applico al deretano, davvero ottimo, ahhhh, ecco, da questa posizione si vede davvero tutto, vedo le calze strappate della ragazzina – quanti anni avrà, 14 o 15? – fresca di stupro, una spreco di carne e organi accasciata a terra come una vecchia colpita da infarto al miocardio, inerme, le mutandine ad altezza delle ginocchia, oh buon Dio quanto mi sta venendo duro, devo slacciarmi i pantaloni prima di perforarli, fuori così, rivolto alla notte con la sua parabola arcuata, guarda quel livido violaceo sulla coscia!, e oddio quanto è sgradevole il ramo nel culo, ma è anche una sensazione bellissima, meravigliosa, da quant’è che non avevo un’erezione seria, vera?

Il sig. C.

Anche oggi il sig. Carlo ha totalizzato un buon punteggio al poligono di tiro. Soddisfatto della sua mira affinata in anni di devoto allenamento, il sig. C. estrae il caricatore e lo ripone amorevolmente nella scatola della pistola 9mm Parabellum, la sua “ragazza dall’occhio nero”, come ama ripetere alla moglie. Dopo essere uscito dal poligono di tiro, il sig. C. è pronto a tornare a casa, dove lo aspetta la cena preparata da Flavia. Dopo la cena il cicchetto di Averna è obbligatorio. E dopo il cicchetto, da almeno 15 anni, il sig. C. ha una occupazione precisa: controllare e presidiare il territorio sfuggito alle Istituzioni. La pineta di Procopio è la terra di nessuno che divide il mare di Ostia dall’ultima macchia residenziale di Roma: Axa, Casalpalocco, Infernetto. Posti dimenticati da Dio e, soprattutto, dallo Stato. Posti dove non è mai servita nessuna autorizzazione per difendere le donne e le case. Posti dove gli insediamenti abusivi e i campi nomadi censiti superano le mille unità, abitati da una popolazione di fantasmi che oscilla tra le 15 e le 18 mila anime.

Hanno cominciato con i clienti delle prostitute: fingevano di fotografarli con il cellulare e si minacciava di mandare le foto a casa, dalle mogli. E funzionava, eccome se funzionava. Il copione si è consolidato mano a mano: le torce, i tromboni e le pettorine servivano solo all’inizio. Ora basta la presenza. Non armata – quello non lo è mai stata, purtroppo. Men che meno ora che le “ronde” sono state legalizzate. Per gli immigrati basta e avanza, hanno capito con chi hanno a che fare, hanno imparato a conoscerlo negli anni, dopo tanti pestaggi, intimidazioni, xenofobia gratuita & irrazionale e avanzi di cibo avariato. I sociologi-filosofi potrebbero parlare di “odio nei confronti del Diverso” o di “invidia dell’Altro” ma la verità è che questi intellettuali stanno tutto il giorno a spugnettarsi su una scrivania davanti ai libri. E la cultura non è mai servita ad un emerito cazzo in queste zone. Non vivono qua, non respirano la stessa aria. La gente non ne può più: ha paura di uscire di casa. C’è una rabbia profonda che viene dal sentirsi minacciati da spacciatori magrebini e stupratori romeni. Nell’indifferenza delle autorità che dovrebbero tutelare i cittadini onesti e lavoratori (o in pensione). E secondo il sig. C. è con le ronde spontanee che, un po’ alla volta, si riprende il controllo del territorio.

Alles volanti

Che lavoro di merda. Sottopagati, sotto organico e senza risorse. Se si aumentano le unità viene fuori il G8 di Genova. Se si diminuiscono, la criminalità scoppia e si scatena. I tagli sono costanti. Odiati dalla popolazione, che non si ritiene abbastanza protetta, e dai criminali, naturalmente per ragioni ontologiche. Ci mancavano pure gli esaltati in pensione che hanno visto troppi spaghetti western e troppo Bud Spencer negli anni Settanta e che si credono i padroni della città. E che purtroppo sanno quello che fanno; anzi, nonostante questo, lo fanno comunque. Chi si fa giustizia da solo sa perfettamente una cosa: che la sua vittima, se clandestino, non parlerà mai di quello che gli è accaduto. Non si avvicinerà mai né a un commissariato, né a un pronto soccorso, a maggior ragione proprio ora che rischia una denuncia. È capitato più volte di fermare clandestini conciati come stracci, pestati a sangue, gonfi di botte. Ma non si saprà mai chi è stato, anche se si sa chi è stato.

Stasera la pineta sembra tranquilla, anche se è deserta come al solito. Ma c’è tensione, un po’ come quando devi cagare ma sei in un autogrill: è una questione di equilibrio fisico e psicologico. Il mio collega mi indica il contatore della benzina: è completamente a secco. Dobbiamo scendere e farcela a piedi, far recuperare l’auto da un carro attrezzi e, quando avremo finito il turno, pregare che qualche anima santa verrà dal commissariato a prelevarci, anche se sono fuori servizio 250 vetture su 1600 e mancano 2000 poliziotti nella pianta organica.

Ma aspetta, l’hai visto anche tu?, dietro quell’albero si sta muovend-

Roy

Sono le 00.03, ed è giunta l’ora di mandare in congedo i valorosi commilitoni della ronda. Il sig. C. scioglie le fila e ordina come esercizio per mantenere il pugno di ferro sul territorio e per rinsaldare lo spirito dei guerrieri una buona camomilla, 0,5 mg di Roipnol e una robusta dormita. Quindi si prepara egli stesso ad applicare i suoi dettami, imboccando la solita stradina tattica. Seppur il sig. C. si mostri spavaldo di fronte ai settuagenari di cui è a capo, è in quei 7 minuti di strada che si rivela per quel che è davvero: un vecchio rancoroso, corroso dall’odio, dalla paura, da un’impotenza che dura da 48 anni e da una disgustosa misoginia fascista verso le donne. E quei 7 minuti diventano un inferno di tremori, sudori freddi e occhi che schizzano in tutte le direzioni per (non) accorgersi del pericolo imminente.

Il sig. C. è arrivato quasi alla fine, quando sente degli strani grugniti provenire da un albero a tre metri sulla destra. In un impeto di orgoglio civico e, segretamente, nella speranza di trovare un extracomunitario intento a commettere terrificanti reati sessuali e non, il sig. C. decide di dirigersi verso quell’albero. “FERMO!” ordina al losco figuro che si muove ritmicamente su e giù su un qualcosa che C. non riesce a distinguere. “METTI SUBITO LE MANI IN ALTO E ALLONTANATI PRIMA CHE CHIAMI LA POLIZIA.” Il losco figuro si alza spavaldo, i pantaloni ancora abbassati, conscio del suo potenziale criminale, e apostrofa con arroganza il sig. C.: “A vecchio demmerda, stavo a lavorà e me rompi i cojoni in sta maniera? Ma vattene a’ fanculo và, vedi di annattene.” Poi si dilegua nell’oscurità, pacatamente e lentamente.

Il sig. C. è scosso, senza parole. Si rivolge a terra verso la vittima, inginocchiandosi con grande fatica – i reumatismi, i colpi di strega, tutta la vita piegato in ufficio… La ragazzina giace inerme, il volto rigato dalle lacrime e dal sangue, il trucco sfatto e la bocca tumefatta da violenti vergate. Deve chiamare la polizia? No, non avrebbe saputo identificare l’aggressore e inoltre i meccanismi della Legge e della Burocrazia lo avevano sempre spaventato a morte.

All’improvviso dei passi, delle grida indistinte, quattro sagome che piombano su di lui – “NO, NON SONO STATO I–” – e poi il grande vuoto.

Reprimere è civiltà

Mentre io, Vinyard, Euronymous e Bosch ci scagliamo contro lo sporco stupratore romeno penso che quando la politica vera e propria è progressivamente rimpiazzata da un’efficace amministrazione sociale, le tensioni culturali (religiose) o naturali (etniche) restano l’unica sorgente legittima di conflitti, ed è esattamente quello che stiamo per fare! “Ti uccidiamo bastardo comunitario di merda!” “Preparati figlio di puttana clandestino e stronzo!” “SEI MORTO MUSO GIALLO!!” Vinyard sferra un calcio in testa al vecchio con tutta la forza di un negro, facendolo crollare al suolo, e continua nella sua opera di redenzione/sicurezza partecipata sotto forma di anfibi borchiati. Euronymous tira fuori la sega manuale in filo d’acciaio di piccolo spessore, consegnandone un’estremità a Bosch. I due incominciano ad affondarla nella caviglia destra del romeno merdoso – un fiotto di sangue mi raggiunge il petto, gorgoglii strozzati giungono dalla bocca del violentatore mentre orribili scricchiolii promanano dalle ossa e dalla carne martoriata ex decreto sicurezza.

Ben presto mi concentro sulla vittima dello stupro. È veramente graziosa in quella posizione fetale, ed il fatto che avrà un trauma psicologico per tutta la vita mi eccita terribilmente – tutti i porno che ho visto in vita mia non sono nulla in confronto a quell’esplosione di crimine irrazionale e realtà brutale. Spasmi addominali preludono al doloroso rigonfiamento che sto già pregustando. Devo assolutamente trovare un posto appartato dove masturbarmi selvaggiamente sul corpo del reato.

I miei 3 amici continuano ad infierire sul porco – perchè ha parlato in italiano prima? E se non fosse…naaah, non è possibile…e anche se fosse, serve giustizia sommaria in tempi di post-ideologia e di leggi ad personam fatte apposta per distruggere l’apparato repressivo dello Stato.

“Cazzo, gli sbirri!” “Dove?” “STANNO CORRENDO NELLA NOSTRA DIREZIONE” “Andiamo, andiamo, muovetevi, lasciamo tutto qua.” “Ma poi risaliranno a…” “Non preoccuparti, chiudi quella cazzo di bocca e corri!”

Rimango finalmente da solo. Con la mia bambina.

Fel-latio

Dio. Santo. Che. Diavolo. È. Successo. Qui. Fuori.

Io e il mio collega non siamo riusciti a prendere i tre individui che si stavano dando da fare sul vecchio di fianco alla ragazza stuprata. Ci abbiamo provato ma erano troppo veloci, probabilmente erano giovani extracomunitari forgiati da anni di guerra civile nei loro paesi di appartenenza. Uno era pure di colore, mi è parso di vedere. Decidiamo di tornare indietro, anche se l’idea di vedere quella carneficina non ci esalta – e in anni di servizio non ho mai visto una cosa del genere, se si esclude l’epoca conclusiva della Magliana.

Il vecchio è steso in una pozza di sangue, una schiuma grigiastra semi-rappresa gli cola dalla bocca sul collo e sulla mascella. Il piede destro è tranciato di netto e continua ad emettere sbuffi di sangue, di tanto in tanto. Il mio collega ha un conato che riesce a reprimere giusto in tempo per chiamare la questura e per farci mandare più volanti possibili – sperando che ce la facciano ad arrivare o che non siano in riparazione. Prendo il portafoglio dalla giacca del vecchio: Sig. Carlo C., 72 anni, pensionato. Segni particolari: nessuno. Beh, fino ad ora.

La ragazza è scossa da impercettibili fremiti. Mi avvicino a lei e le tasto il polso. È ancora viva, fortunatamente, sempre che questa sia vita. Noto che in faccia, oltre ai lividi e al sangue c’è del liquido bianco, ancora caldo. È sperma, e con ogni buona probabilità non viene dallo stupratore, ammesso che sia stato il vecchio, o i ragazzi che sono fuggiti o chissà chi altro ancora. Poco più in là della testa della ragazzina c’è un ramo-bastone quasi arrotondato in punta. Lo prendo in mano e d’istinto lo annuso: puzza di merda. Chissà perchè.

C’è una cosa che mi sono sempre chiesto: com’è l’uso della gamba dopo aver perso il piede?

(Pubblicato anche su ScaricaBile)

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Drop the Hate / Commenti (3)

#1

Tetris
Rilasciato il 10.03.09

Bella Harlot!! Mi fa male il gulliver solo a pensarci a questi effetti collat…. ehm com’era… normali??

#2

inaudita altera parte
Rilasciato il 12.03.09

la sottile linea rossa!

#3

harlot
Rilasciato il 12.03.09

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