Après Le Deluge, L’Italie

Pubblicato da Blicero il 26.08.2010

“Dopo l’esaurimento del petrolio, è cessato di colpo tutto ciò che dipendeva dal carburante, a cominciare dai viaggi e dall’Eni. Chiuse già da tempo le linee aeree, solo alcuni giovani rivoluzionari alla moda si recano ancora a suonare fra le rovine di Fiumicino. I pochi viaggi all’estero sono già assegnati ai capi che possono disporre delle riserve occulte dei servizi di xeroxex in località segrete molto protette. (Attenzione: una qualunque crisi petrolifera vera durante la lavorazione potrebbe vanificare la futuribilità dell’intero scenario.)

Le stessa Fiat fallita, quando è stata donata ai dipendenti con un Chrysler Card personalizato per ciascuno, aveva accumulato oltre un milione di macchine nuove invendute, che non potevano uscire perché le scarse autostrade italiane superstiti erano ormai occupate dalle vecchie automobili ferme. L’Alfa Romeo, invece, funziona in misura assai ridotta, fabbricando carretti e carriole a mano su licenza cinese, modificata al Politecnico secondo la tradizione lombarda dell’economia curtense. Ma gli spostamenti sono assai rari: pochi treni a legna molto pericolosi perché spinti a marciare con le bombe. E solo qualche motocicletta nucleare giapponese per le gang giovanili più ricche.

Il Governo si nasconde per lo più al Tuscolo, secondo le indicazioni già prospettate da Giovenale e Orazio, a causa dell’inabitabilità della Capitale Statale invasa da genti selvagge mai viste che si ribellano con le bombe trovandola invivibile. E appare stabile, oltre che assente, poiché sarà sempre una coalizione forzata e fluida di tutti i gruppi e partiti e comitati e leghe e bande e sette e ambienti “sulla piazza” (non più esistente nella realtà); come del resto in quasi tutti i paesi europei superstiti, da quando si conviene in sede di bilancio che i nemici della maggioranza sono gli stessi nemici delle opposizioni; e istintivamente viceversa. Grandi occasioni televisive, le elezioni annuali sono maxi-eventi mega-musicali con presentatori e cantanti e comici e buffoni, concorsi di canzoni e mignotte, gare di alterchi e diverbi, varietà di quiz intestinali e sessuali, premiazioni di presidenti e direttori e segretari, trofei ai “non lavoratori”, “non impiegati”, “non sani”, “non pensanti”, “non ragionanti”, e distribuzione di cibi etnici alle diverse genti presenti sulla Terra.

La banderuola nazionale continuamente ridisegnata dai neo-modisti degli ex-partiti trasfusi riunisce le diverse tendenze nelle varie fasce della storia e del popolo: il verde e il rosso di volta in volta à pois come nelle cravatte “classiche” dei padri della patria, “gessati” come nei completi dei capigruppo di potere, “finestrati” come nelle inferriate a sbarre che dividono e proteggono la Burocrazia Totale; e il bianco, stracciato come nei candidi vessilli emblematicamente sventolati in tante e tante battaglie italiane…Ma i Simboli, a rotazione o per accumulo, segnaleranno di volta in volta un’italianità aperta a tutti i popoli, una religione disposta ad ogni panteismo, un europeismo mai solo eurocentrico…

Dopo che il Vaticano è stato distrutto da un pazzo isolato con un ordigno di criminosa potenza, al suo posto si deplora questo buco pieno di rifiuti e drogati e gatti, con qualche transenna del Comune di Roma, mentre il Pontefice si sposta fra Rocca di Papa e l’Albergo St. Hilton, da Lui acquistato per installarvi la propria emittente di quiz religiosi non-stop, con lo slogan “Parlatene bene, purché se ne parli!”. Se ne chiacchiera molto, infatti, anche perché oltre alla religiosità collettiva e alla pornografia solitaria non rimane quasi più nulla – in assenza di pubblicità e notizie, per la mancanza di avvenimenti e di prodotti – nelle oscure serate forzatamente in casa.

Poco potere contrattuale ha tuttavia il Vaticano, soprattutto a causa della fusione con la Montedison proprio alla vigilia del crac petrolifero che ha immediatamente cancellato tutta la chimica alimentare tratta dalle memorie del sottosuolo. E molti milioni di credenti sono d’altronde scomparsi nell’epidemia del fungo di San Nicola che colpì soprattutto gli ex-meridionali al Nord: una tragedia volentieri paragonata alla peste dei Promessi sposi, anche stavolta con sospetti polemici su untori e untrici.

(E un cospicuo successo anche per i molti instant-romanzi a basso costo sul lungo viaggio anche interiore di un giovane d’onore vernacolare che si mette in cammino con un personalissimo impasto neorealistico dal mitico villaggio omerico di San Gennaro a Monte, e impiega alcuni anni a piedi – sbizzarrendosi in mille peripezie anche ideologiche e idrologiche, attraverso un’Italia arcaica e contemporanea alla rovescia – per approdare nell’irrazionale e nel caotico di Domodossola; e ivi punire con una profonda ferita esistenziale uno scostumato pensionato che col suo amaro autobiografismo e un binocolo disonorava ogni giorno dal suo terrazzino settentrionale una onoratissima vergine del Sud, già – per una cruda necessità insieme fantastica e biologica, mistica e contadina, storica e carnale, per un terzo comica, per un terzo tragica, e per un terzo banalmente fatale – normalmente accarezzata dal babbo a tre anni, periodicamente vezzeggiata dai due nonni a quattro, e assiduamente coccolata fra i cinque e i sei dai sette zii paterni e materni, che ne avevano anche tratto i versi per una canzone da concorso edipico, e i numeri per una vincita al lotto. Però tanto tempo fa, e in un’altra città.)”

Alberto Arbasino, Fratelli d’Italia, pgg. 1298-1300.

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Drop the Hate / Commenti (6)

#1

dj charles benson
Rilasciato il 27.08.10

Eh !?!
Ma è veramente Arbasino
o sei tu che ti immedesimi in lui ?

#2

dj charles benson
Rilasciato il 27.08.10

da dove è tratta l’immagine?
mi sembra di averla già vista

#3

blicero
Rilasciato il 27.08.10

Il testo è di Arbasino, nella foto c’è Arbasino.

#4

dj charles benson
Rilasciato il 12.09.10

Ho capito.
Comunque complimenti per la scelta,
bisogna però considerare due fatti:

a)il test sembra scritto l’altro ieri
b) lo stile di scrittura sembra il tuo,
e infatti pensavo che fosse una tua
imitazione di Arbasino, più riuscita dell’originale,
perchè si confrontava finalmente con tematiche “serie”
(Arbasino lo conoscevo finora come commentatore culturale)

#5

blicero
Rilasciato il 13.09.10

Arbasino non è mai stato solo un commentatore culturale, basti pensare a “In questo Stato” e “Un paese senza”.

#6

dj Charles Benson
Rilasciato il 24.02.13

Scusami se ti rispondo a tre anni di distanza:
ci tengo a dirti che avevi ragione su Arbasino.
Nel frattempo ho colmato la lacuna, e ho capito che avevo scritto una castroneria
parlando di “confrontarsi finalmente con cose serie”, perchè in quel modo sminuivo
il suo lavoro critico, manco fossi un seguace di quel cazzone di Adorno.
Tieni solo conto che il mio commento, a suo tempo, voleva anche essere un complimento
alla tua scrittura

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