Acceptable In The 70s

Pubblicato da Blicero il 19.10.2010

Quando ho letto dell’attentato a Belpietro ho avuto un’enorme paura, lo ammetto. Non sono riuscito ad addormentarmi, quella notte. Scorrevano in testa immagini wagneriano-apocalittiche, molotov nelle redazioni dei giornali, folle silenziose asseragliate per le strade d’Italia, masse mascherate dal direttore di Libero che non chiedevano altro che un passo indietro, un ritorno alla civiltà, un abbassamento dei toni. Per calmarmi ho avuto bisogno di allestire un laboratorio di metanfetamina; e di molto masturbazione insieme a Tyra Moore. Poi ho realizzato che l’attentato, dopotutto, era fallito – anzi, non c’era mai stato nessun attentato. Fortunatamente. Quelli come Belpietro, infatti, ci servono vivi.

Secondo i fogliacci della destra berlusconiana, mia nonna, il Minculpop e la cricca di amiche di mia nonna il treno Italia è inevitabilmente destinato a deragliare sui binari del Ritorno Agli Anni Di Piombo. Falsi attentati falliti a giornalisti, miniciccioli contro leader sindacali, fischi alle presentazioni dei diari falsi del Dvce, scioperi generalizzati in cui si teme che possano infiltrarsi facinorosi (quali, ad esempio, agenti in borghese messi lì per sparare in testa a studentesse provocare disordini), case a Montecarlo, ville ad Antigua, dossieraggi sporchi contro oppositori e intellettuali non allineati, guerre in Medio Oriente taciute all’opinione pubblica, cani e gatti che vivono insieme, Ghedini e, soprattutto, temibili e pericolosi gruppi su Facebook a connettere le cellule eversive del dissenso pronte ad avvelenare enormente il già fangoso clima politico nazionale.

Effettivamente, il quadro è inquietante. Estremamente inquietante. I miasmi dello spontaneismo armato sono pronti a sprigionarsi di nuovo dall’unterwelt delle città italiane. Nemmeno nei momenti più cupi degli anni ’70, tra bombe, gruppi terroristici, servizi deviati, leggi ai limiti della costituzionalità e tentati colpi di stato si erano mai visti calciatori come Simone Pepe. Per non parlare delle uova contro la sede della Cisl, una vera e propria Piazza Fontana postmoderna, con Ivan Bogdanovic a fare da novello Valpreda, Belpietro ad interpretare Roberto Saviano dieci anni prima della sua nascita e Maroni (nella parte di Kossiga) a gestire l’ordine pubblico e il depistaggio delle indagini. Musiche di Bobby Solo, Baustelle, Vibrazioni e Fabri Fibra. Applausi. Cala il sipario.

Voglio rassicurare, ad ogni modo, i disfattisti e gli allarmisti reazionari che creano artificialmente un’atmosfera di paura e tensione (senza avere il coraggio di andare fino in fondo): il Clima Degli Anni Piombo è vivo, e non lotta più insieme a noi. L’ho trovato, e ora vive a casa di Giampaolo Pansa – o di quello che rimane di Giampaolo Pansa dopo che un doppelgänger ha assorbito il 92% delle sue facoltà mentali e fisiche. Con lui ha instaurato una splendida relazione clandestina a colpi di Latrepirdina, iniezioni di insulina e revisionismo storico. “Per caso hai intenzione di tornare in attività?” gli chiedo con discrezione, dal momento che i due sono impegnati a baciarsi e fare petting adolescenziale. Il Clima Degli Anni Di Piombo si stacca da Pansa, poi con un grazioso bavaglino gli pulisce amorevolmente i rivoli di liquido biancastro che sgorgano dalla bocca dell’attempato giornalista, scuote delicatamente la testa ed infine porta il dito alla bocca e mi intima di fare silenzio. Pansa si è addormentato, piegato su un lato. Deduco immediatamente che non c’è nessun pericolo di recrudescenza terroristico-golpista.

Quello a cui ci troviamo di fronte, se così si può definire, è una strategia della microtensione – orchestrata fuori tempo massimo, grottesca, patetica, inconcludente, squallida, penosa. La strategia “originaria” prevedeva un inasprimento forzato dello scontro sociale per spostare a destra l’opinione pubblica, volta a costruire le fondamenta per governi Law & Order, se non per cesaropapismi sudamericani o stravolgimenti autoritari degli assetti costituzionali. Per fare questo c’era bisogno di una certa abilità, una profondità politica non indifferente, una visione d’insieme analitica, risorse umane di alto livello, nonché di un certo contesto internazionale entro cui operare – tutte cose che mancano clamorosamente, ora.

Se il motore immobile attorno al quale gravitavano golpisti, faccendieri, principi neri, stragisti e corruttori era l’anticomunismo/la fedeltà al patto atlantico, ora l’unico movente per i vari Feltri, Porro, Belpietro, Sallusti e tutti gli altri scherani che si muovono nell’ammorbante paesaggio italiano è quello di colpire i “nemici” del capo, rovesciare il punto di vista fattuale sulle porcate e sugli illeciti, creare una rete di solidarietà attorno all’orbita melmosa di faccendieri, corruttori, cospiratori e mafiosi che vanno a formare una sorta di brodaglia d’illegalità e potere, da cui ognuno si può cibare – se ne sopporta l’odore e il gusto.

L’attività di dossieraggio, vecchio vezzo della politica italiana sin dai tempi dell’Ovra, invece di essere svolta in qualche centro d’intelligence o negli uffici riservati dei vari Federico Umberto D’Amato ormai viene sbattuta sui quotidiani, giorno per giorno. La violenza viene centellinata ad hoc, distribuita nelle varie manifestazioni secondo il consueto modus operandi, sebbene valle Giulia sia un lontanissimo e sbiadito ricordo. Che bisogno c’è di forzare l’inasprimento sociale quando il presidente dell’Inps afferma tranquillamente che “se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”, e puntualmente non succede nulla?

In Francia i lavoratori stanno bloccando un’intera nazione per una riforma delle pensioni che qui passerrebbe tra astenuti e assenti, venendo discussa in un trafiletto a pagina 35 delle pagine di economia del Corriere della Sera. Qui si stanno negando in toto le pensioni a milioni di persone, ed il vero problema rimane stabilire morbosamente se uno zio è venuto dentro la nipote prima o dopo averla uccisa, dibattito dopo dibattito, Pomeriggio sul 2 dopo Pomeriggio sul 2, inseguimenti sciacalleschi dopo inseguimenti sciacalleschi…Quando non esiste più una società, per instillare la paura non c’è bisogno di mettere bombe sui treni. È sufficiente una piccola falla nel sistema propagandistico/mediatico – quale ad esempio il non riuscire a nascondere una porzione di realtà troppo enorme per poter esser taciuta –  per avere uno scorcio drammatico di quello che potrà essere il futuro distopico a cui stiamo andando incontro. E, nonostante il terrore per quella visione, domina l’inerzia. La paralisi. Assuefatti & spaventati, fino al giorno che verrà, la dignità succhiata via dall’omologazione culturale.

Sta calando di nuovo il Clima degli Anni Settanta sull’Italia? No. Ma dagli anni ’70, ovvero dai fallimenti della Rivoluzione (finita in una sanguinosa scia di atti criminali ed eversivi) e dell’Ordine (finito in una sanguinosa scia di atti criminali ed eversivi), è uscito un paese sostanzialmente deresponsabilizzato, capace di vivacchiare solamente un presente convulso e e privo di un centro di gravità, con labili prospettive legate ad un Caso irrazionale e arbitrario, totalmente avviluppato su se stesso, travolto da un riflusso che ha spazzato via il troppo attivismo che aveva coinvolto intere generazioni, le stesse che alla fine si sono trasformate in quello che combattevano.

Rimettete pure le bombe, va bene. Tornate a fare attentati ai giornalisti. Ma almeno ridateci anche dei veri giornalisti.

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Drop the Hate / Commenti (2)

#1

la Volpe
Rilasciato il 19.10.10

Hmm non condivido tutto, ma il pezzo è molto buono e ben scritto. Mi preoccupa solo il fatto di essere in grado di cogliere i tuoi riferimenti senza wikipedia: sono informato o sono un pazzo?

#2

Gigio De Gigionis
Rilasciato il 21.10.10

Purtroppo bellissimo

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