Non C’è Più Posto All’Inferno

Pubblicato da Benway il 12.11.2010

Sono senza cervello, si muovono prevalentemente in gruppo, mettono i brividi e sono disposti ad aspettare per giorni noncuranti di ciò che succede attorno a loro pur di ottenere quello che vogliono. No, non sto parlando degli utenti Apple il giorno dell’uscita del nuovo MacBook Air, ma degli zombie.

Se è vero che la figura del morto che ritorna come involucro senz’anima risale agli albori della civiltà e negli anni ha in un modo o nell’altro trovato posto nelle leggende metropolitane di tutte le culture del mondo, non si può però negare che gli antenati degli zombie che oggi infestano cinema, libri e videogiochi siano stati teorizzati da George Romero e dal suo cinema d’assedio inaugurato con La Notte dei Morti Viventi (Night of The Living Dead) del 1968. Fin qui niente di strano, la narrativa e il sovrannaturale flirtano fin dai tempi di Horace Walpoole e del suo “Castello di Otranto”: fantasmi, vampiri, licantropi, non-morti, cadaveri ricostruiti e rianimati ed altre creature hanno sempre fatto grande presa sul pubblico.

Pubblico che però è volitivo per definizione; ed infatti questi “mostri” nel corso del tempo per riuscire a tirare fino alla fine del mese si sono dovuti adattare e restare al passo coi tempi. Prendiamo l’esempio dei vampiri, che ultimamente pare vadano di moda. Il vampiro cinematografico nasce quando negli anni ‘30 Friedrich Murnau, che probabilmente non si sentiva ancora abbastanza additato dai conoscenti come “quel tipo strano con la brillantina” dopo aver girato Satana1, decise di portare sul grande schermo il famoso “Dracula” di Bram Stoker. Questa prima rappresentazione cinematografica di un vampiro si atteneva strettamente (pur cambiandone il nome) a quella messa su carta dallo scrittore irlandese. Ma, come premesso, il pubblico si stufò piuttosto in fretta di questo vampiro noioso ed un po’ snob, tanto che ormai abbiamo visto il vampiro dandy, il vampiro ossigenato duro-ma-buono, il vampiro McClane e più recentemente anche il vampiro omosessuale.

Lo zombie no, lo zombie è sempre restato una massa di carne putrescente senza identità. Certo, Fulci ha cercato il più possibile di “disumanizzarlo” e Boyle l’ha fatto correre come un impiegato delle poste il giorno di paga, ma nessuno gli ha fatto fare quel salto da antagonista ad antieroe che invece hanno fatto la maggior parte dei suoi colleghi.

E no, non credo che il motivo di questa mancanza sia da ascriversi solo al fatto che è impossibile attribuire valori eroici a qualcosa tornato dall’altro mondo dopo la morte. Insomma, ce l’hanno fatta quattro evangelisti, volete che non lo possa fare 2000 anni dopo qualche team di sceneggiatori di Hollywood?

Io credo che i veri motivi siano altri.

Se c’è una cosa in cui il genere umano riesce davvero bene, è l’omicidio. Ora io con grande professionalità dovrei presentare un’aggiornatissima statistica a supporto di quello che ho appena scritto, ma confiderò nella vostra fiducia e mi limiterò a ricordarvi che ogni giorno il numero globale di omicidi commessi ammonta ad un fottio. Questo dato altamente preciso ovviamente non tiene conto delle guerre, che aggiungono un bordello di morti alla nostra statistica sugli omicidi, e dell’uccisione di animali da parte del settore alimentare, che va a far salire il numero finale di uccisioni globali giornaliere fino all’astronomica cifra di un fottilione di cadaveri.

Arrivati a questo punto è pura logica affermare che all’essere umano medio piaccia vedere roba che muore anche quando sta davanti ad uno schermo. Solo che in quest’epoca dominata dal politicamente corretto bisogna stare attenti a cosa si uccide: lo spettatore medio difficilmente porterà la sua famiglia a vedere Coniglietti Batuffolosi e Tanto Carini vogliono MANGIARE LE VOSTRE VISCERE2 (per la cronaca: io ci andrei), per non parlare poi delle orde di animalisti che insorgerebbero indignati, mentre Io Sono Leggenda in cui Will Smith spara addosso ad anonimi esseri antropomorfi assetati di sangue mentre fischietta la sigla di Il Principe di Bel-Air incassa 600 milioni di dollari. Okay, ammetto che potrei essermi inventato la parte sul fischiettare la sigla del telefilm, ma la sostanza non cambia.

Ecco, sotto questo punto di vista gli zombi sono la carne da macello perfetta: le associazioni dei genitori tutto sommato non trovano così scandaloso che qualcuno insegni ai loro figli che è bene sparare in testa ai morti in caso questi dovessero mettersi a camminare per strada, la chiesa tace dato che la Bibbia non dà indicazioni riguardo all’uccisione di cadaveri deambulanti (ed immagino che la difesa “è pur sempre una forma di vita” usata contro l’aborto e la ricerca sulle staminali non si adatti bene a qualcosa che cerca incessantemente di cibarsi della tua carne) e gli animalisti di solito preferiscono occuparsi di animali vivi. Insomma l’opinione pubblica è accontentata.

Se volete la controprova guardate l’industria videoludica. C’è stato un periodo in cui sembrava che qualsiasi violenza minorile perpetrata in qualsiasi parte del mondo fosse causata dai videogiochi, finché nel 1997 venne pubblicato Carmageddon, un gioco dalla meccanica molto semplice che consisteva nell’uccidere il maggior numero possibile di persone con un mezzo a motore. E fu scandalo. I mass media impazzirono, le madri piansero, i padri minacciarono azioni legali, i nonni ricordarono i bei tempi andati e gli esperti annunciarono in diretta televisiva la fine del mondo come lo conoscevamo, prevedendo che di lì a poco bande di teppisti motorizzati avrebbero reso il pianeta una versione più nichilista di Mad Max. L’Italia, come sempre all’avanguardia in fatto di censura, ritirò il gioco dagli scaffali, mentre i politici si affannavano a rassicurare gli elettori vantandosi di aver sconfitto IL MALE. Poco dopo gli stessi sviluppatori di Carmageddon fecero uscire una patch che trasformava l’aspetto grafico di ciò che andava investito. E come lo trasformava? Zombie. Le persone diventarono Zombie. Nessuno ebbe più nulla da ridire e la terra fu ancora una volta salva. Per la cronaca, oggi posso inserire una copia di GTA IV nella mia Playstation 3, aspettare il caricamento, imbracciare un fucile da cecchino e staccare la testa ad un passante.

Inoltre, se ci fate caso oggi i videogiochi più venduti vi chiedono di uccidere Zombie o Nazisti (che ovviamente rientrano anch’essi nella definizione di omicidio politicamente corretto).

I morti viventi, poi, per definizione sono dei contenitori vuoti, praticamente l’El Dorado di uno sceneggiatore. Sei un giovane sceneggiatore progressista arrabbiato con il governo e chi lo vota? Lo zombie diventa allegoria dell’elettorato. Sei uno sceneggiatore americano degli anni ’80 repubblicano e reazionario? Ti fai uno zombie comunista. Sei contro la guerra? Fai resuscitare i morti e li fai votare.

In pratica, lo zombie ha più volte ridefinito l’industria dell’intrattenimento. E per un cadavere, a pensarci bene, è un gran bel risultato.

  1. Doveva essere bello fare il regista negli anni ’30 e poter scegliere dei titoli semplici ma di grande effetto senza ritrovarsi fuori dall’ufficio centinaia di avvocati ebrei con in mano altrettante accuse di plagio. []
  2. Non ho scelto un esempio a caso, l’hanno fatto davvero. []

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Drop the Hate / Commenti (1)

#1

la Volpe
Rilasciato il 12.11.10

La cosa più interessante è il parallelo fra zombie e nazisti.

Ovviamente gli zombie nazisti di Jesus Franco regnano sovrani.

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