Meu Amigo Hashimoto

Pubblicato da Dott. Barbie il 25.08.2011

Avete mai provato a interrare una ragazzina guatemalteca di 14 anni sotto l’autostrada radioattiva Garoe-Bosaso in Somalia, ossia il perfetto, meraviglioso risultato di un proficuo traffico internazionale di armi/scorie nucleari? No? Peccato. È stato il mio sogno per un paio d’anni.

L’esplosione della centrale di Fukushima mi ha notevolmente semplificato la vita. Per raggiungere il mio obiettivo è bastato farla avvicinare nei dintorni della centrale per qualche giorno. Ana Lucia mi seguiva – costretta dal mio guinzaglio nero, certo, ma senza opporre la minima resistenza – nell’orienteering post-catastrofe. Io ero ovviamente protetto da una tuta radioattiva di ultima generazione. Le visite erano organizzate da un fixer giapponese, che per pochi yen mi portava nelle zone in cui defluiva l’acqua di mare vanamente usata per il raffreddamento dei reattori.

È stato difficile ottenere Ana Lucia. Molto difficile. Si è trattato del risultato di una complicatissima triangolazione internazionale tra narcos messicani del cartello Los Zetas e reduci militari della junta argentina. L’obiettivo era offrire rifugio in Giappone a un ex Kaibil (squadra d’élite dell’esercito guatemalteco) che aveva partecipato al massacro di Dos Erres nel 1982. Lei è stata la mia compensazione per l’affare, felicemente andato in porto dopo mesi di strazi, morti e teste mozzate infarcite di esplosivo che saltavano in aria sul dorso di enormi tartarughe marine.

Una volta tornati a Roma, lei ha cominciato a collassare. Messo di fronte alla possibile perdita di un asset così faticosamente strappato alla concorrenza, ho perso la pazienza – ma del resto immagino che chiunque sia perfettamente in grado di comprendere il mio stato d’animo. Le uniche cose che all’epoca alleviavano il mio dolore erano gatti cotti nel forno e leggere Donna Moderna mentre ascoltavo la colonna sonora di oscuri film franco-georgiani girati nella periferia di Tbilisi. Al Policlinico Gemelli nessuno, apparentemente, era in grado di capire che tipo di patologia avesse contratto la piccola. Abbiamo girato tutti i reparti. È stato solo quando mi sono messo a urlare in tedesco, brandendo forsennatamente una calibro .44 sotto gli effetti del Seconal, che si è fatto avanti un chirurgo relativamente giovane. Invitandomi alla calma, si è offerto di fare alcune diagnosi e di prendere in cura Ana Lucia.

Il chirurgo non parlava quasi mai – o meglio, non riusciva a parlare. I suoi denti battevano senza sosta, le mani gli tremavano come se all’interno del suo corpo stessero girando le riprese di The Expendables 2, gli occhi erano più iniettati di rosso di una Festa dell’Unità negli anni Cinquanta. Dopo due giorni sono riuscito a scoprire, con enorme sgomento & sorpresa, cosa avesse la mia Ana Lucia: la tiroidite di Hashimoto. E ho anche capito che il chirurgo era preda di una mostruosa dipendenza da cocaina. Laureato cum laude, brillante specializzando e promessa dell’intera medicina romana, Mengele (questo il soprannome che ho deciso di dargli, dopo una nottata passata tra J&B senza ghiaccio e struggenti analisi storico-culturali sull’influenza della Yakuza nel cinema di genere giapponese) aveva cominciato a fare un uso spropositato di stupefacenti per reggere il ritmo lavorativo. Dopo due anni non parlava più con i colleghi. Dopo tre non si sapeva se avesse una fissa dimora – nonostante un conto in banca oltremodo ragguardevole. Il sesto anno aveva cominciato a parlare da solo per i corridoi. Nessuno ha mai più avuto il coraggio di avvicinarglisi.

Era il soggetto perfetto a cui leggere la prefazione ad una serie di saggi politici (raccolti dall’intellettuale comunista Zhang Musheng) vergata del Generale Liu Yuan dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese. Avevamo stipulato un accordo: io gli avrei procurato imbarazzanti quantitativi di droga; lui mi avrebbe letto un pezzo della prefazione ogni sera, prima di addormentarmi disteso sul pavimento della stanza di Ana Lucia, tra pillole e bicchieroni. Il Generale Yuan è un ufficiale che sta scalando velocemente le gerarchie militari. Uno con le idee chiare. Uno che esorta la Cina a riscoprire la sua gloriosa cultura militare, accusa i boiardi comunisti di aver tradito l’ideale della rivoluzione maoista e mostra ammirazione nei confronti di Bin Laden. La prima notte si è conclusa con la frase “La guerra è la naturale espansione dell’economia e della politica”. Mengele aveva poi succhiato avidamente la sua pipetta di crack, mentre io, eccitatissimo e semi-svestito, avevo disperatamente cercato di sincronizzare la mia erezione con i suoni emessi dai macchinari.

Sapevo fin dall’inizio che sarebbe stato un successo, un modo per riportare Mengele nell’alveo della fratellanza umana. “Senza la guerra, dove sarebbe la nostra grande unità? Senza la forza, come sarebbe possibile la fusione tra nazione, razza, cultura, sud e nord?” Nell’arco di qualche giorno il chirurgo era diventato logorroico. Pontificava sul militarismo, intravedendo nelle parole di Yuan il futuro delle relazioni internazionali: un esercito di 600 milioni di soldati pronto a colpire ovunque, senza scrupoli, crudelmente, e poi guerre in Alaska, olocausti per l’ultima goccia di petrolio, sanguinose spartizioni del Medio Oriente, Zeppelin cinesi su New York, bombe a mandorla su Berlino. Visioni bellissime, e terribili.

Proiettavamo a getto continuo “Nanchino”, il film cinese del 2007 sull’omonimo eccidio del 1937. A volte dovevamo spostare il lettino con la ragazzina, dato che ostacolava la visione. Ormai recitavamo a memoria l’intera prefazione. “Il Partito è stato ripetutamente tradito dai suoi segretari generali, sia dentro che fuori il paese, recentemente e nel passato”; “Indomiti membri del Partito Comunista: partiamo daccapo”; e così via. Le ultime parole che ricordo, prima di un devastante collasso psicofisico dovuto a troppi giorni senza riposo e una media di due bottiglie a sera di un intruglio che avrebbe corroso il fegato anche alla salma di Hemingway, sono: “Cos’è lo Stato-Nazione, se non una potente macchina composta dalla violenza?”

Mi sono risvegliato in un tripudio di vetro, bustine, medicinali e fogli di carta. Quanto sono rimasto tramortito? Gli orologi della stanza erano fermi alle 18.52. Ho intravisto un A4 strappato e macchiato di un liquido giallognolo-rossastro rappreso con un titolo altisonante: “SCENARI FANTA-GEO-POLITICI 2050-2070 – A CURA DEL DOTT. BARBIE E DEL DOTT. MENGELE”. La data 2062 con relativo testo era cerchiata con un segnaccio blu: “Mezza Africa in Bancarotta. Linea gotica ad Anchorage nella guerra USA-CINA. Nazioni Unite abolite. EUROPA in fiamme a seguito al fallimento dell’Unione Europea. LITTLE TONY, Presidente di San Marino, dichiara guerra al Vaticano”.

Mengele, che ho rintracciato tre mesi dopo in un ospedale psichiatrico in Bielorussia, mi ha detto che Ana Lucia non ce l’ha fatta. La tiroidite di Hashimoto se l’è portata via. Ma forse è stato meglio così: non avrei mai accettato di vederla morire accanto a me, schiacciata dalla Pietà vaticana lanciata dalle Guardie Svizzere un attimo prima della capitolazione.

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Drop the Hate / Commenti (2)

#1

Destrosio Al Magnesio
Rilasciato il 26.08.11

Mittttticooo.

#2

Fede
Rilasciato il 26.08.11

Grande come al solito! :)

PS.

“e teste mozzate infarcite di esplosivo che saltavano in aria sul dorso di enormi tartarughe marine.”

Mica guardi Breaking Bad? :)

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