La Ballata Dell’Impunità

Pubblicato da Blicero il 30.05.2008

Argenteuil, cintura Nord parigina. Francia. Una donna va al commissariato locale. È una formalità. Una semplice complicanza burocratica. Un banale incidente automobilistico – c’è un errore/quella macchina non è mia/l’ho venduta anni fa. All’improvviso, le manette. Gelide, stringenti, avvolgenti. All’improvviso, quella donna è Marina Petrella. Marina Petrella – non un nome a caso. Il nome della ex donna di vertice della colonna romana delle Br.

Il nome della donna condannata all’ergastolo nel “Moro ter”. Il nome di una latitante.

Marina Petrella, ad Argenteuil, in Francia, è a ricostruirsi una vita. È a ricostruirsi una vita, dopo aver contribuito a spezzarne qualcuna. È a lavare il lordume dei suoi crimini – con l’assistenza sociale. È là per sfuggire alla giustizia italiana. È là senza nascondersi. È là grazie alla “dottrina Mitterand”. La “dottrina Mitterand” – sin dagli anni Ottanta vergognoso paravento per i criminali della peggior specie.

La “dottrina Mitterand” – ora, fortunosamente, relitto giuridico. Relitto giuridico che possiede i crismi della definitività – un palese anacronismo giudiziario sancito dal Consiglio di Stato francese.

Relitto giuridico, certo. Ma non ancora culturale/intellettuale. Non ancora storico. Non ancora in Francia. Libertè/egalitè/impunitè.

L’Italia sta ancora cercando di metabolizzare il terrorismo. Il terrorismo che continua a fare proseliti e a coltivare in seno alla società i suoi disperati adepti (vedi le “nuove” Br). L’Italia che finalmente sta incominciando a dare la giusta attenzione alle vittime di un’ideologia folle e scriteriata. L’Italia che, per anni, ha messo in risalto i terroristi. Li ha messi sul piedistallo – guardateli/osservateli/studiateli. Incensateli, se necessario. Celebrateli come rinomati intellettuali.

Come se il passaggio dalla bomba alla penna fosse obbligatorio. Come se far notare l’incongruenza fosse sinonimo di arretratezza culturale. Come se ci fosse qualcosa di nobile nello spappolare le cervella di un commerciante. Come se ci fosse qualcosa di romantico nel reclamare, a freddo, una vita umana.

Poi c’è la Francia. I cugini francesi. I cugini grandeur. I cugini che oggi (23 agosto), per bocca dell’attrice Fanny Ardant, dimostrano ancora di più la loro civetteria paracriminale. Curcio? “Un eroe”. Le Br? Un fenomeno “molto coinvolgente e passionale”. Chissà cosa ne pensa la famiglia Moro. Chissà se ritiene che il sequestro sia stato très “coinvolgente” e/o très “passionale”.

La rivoluzione è affascinante. L’insurrezione è romantica. Il rovesciamento dell’ordine costituito è nobile. Libertè/egalitè/impunitè. I morti sul percorso – un tributo di lacrime e sangue inevitabile. Forse anche gli esseri umani ammazzati come cani sono “coinvolgenti e passionali”. Forse anche essere rovesciati, con una scarica di piombo, sulla sedia a rotelle a vita è romantico. Très “coinvolgente”. Per conferme, chiedere ad Alberto Torregiani. Lo stato, invece: da questionare ed osteggiare ed esecrare.

Soprattutto se lo stato non è il tuo.

Il clan très intellettuale francese che si è stretto intorno ai terroristi lo fa da anni. Da anni e anni l’operazione di rimozione/sostituzione della realtà fattuale va avanti. Con geometrica potenza. Con precise operazioni di riciclaggio storico/culturale. L’Italia degli anni Settanta? Uno stato poliziesco. Una dittatura delle forze dell’ordine. Un paese in guerra – lo stato: il nazifascismo; i brigatisti: i partigiani. Romantici. “Coinvolgenti e passionali”. Très chic.

Eppure, nell’era dell’informatica, l’accesso ai dati è agevole – fino ad un certo punto. L’architrave della dottrina francese non può essere demolita dai dati. Non si può radere al suolo un qualcosa di immateriale. Non si uccide un’ideologia a prova di proiettile. Libertè/egalitè/impunitè.

La sensazione che se ne ricava: sgradevole. Oltremodo sgradevole. Sgradevole come il ritratto (definirlo articolo sarebbe quantomeno riduttivo) dedicato a Cesare Battisti ad opera di Bernard-Henry Lèvy, rinomato filosofo d’Oltralpe. Il pizzetto ad affilargli la faccia. La faccia smagrita. Il carcere duro. Il carcere ingiusto. Il carcere brasiliano – cosa centra uno scrittore con il carcere? Questo, in estrema sintesi, il contenuto dell’articolo: Battisti è uno di noi – noi intellettuali, noi iperborei. Battisti è sopra la morale di voi mortali. Battisti è innocente perchè la giustizia è sotto Battisti.

L’Italia è sotto. La Francia è sopra. La discrasia: evidente. Très evidente, all’occhio dell’intellettuale. Altrimenti, c’è il rischio di confondersi. C’è il rischio di confondere i ruoli. La Petrella: vittima di una vendetta. Sebastiano Vinci (vicequestore ammazzato a Roma nell’1981): caduto di guerra. Nelle fila del nemico.

La Petrella dopo l’arresto di Battisti (2004): “è come se mi avessero annunciato che ho una malattia incurabile, sento che la mia vita è destinata a finire presto”. I “porci capitalisti”/le vittime delle Br/i caduti di una guerra non dichiarata: “Noi la malattia incurabile l’abbiamo già contratta. La malattia incurabile si chiama Brigate Rosse. La malattia incurabile si chiama rimozione della verità.”

La malattia incurabile si chiama: libertè/egalitè/impunitè.

(Foto: Flickr)

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Drop the Hate / Commenti (1)

#1

Silent Enigma
Rilasciato il 01.06.08

l’unico cesare battisti che vale la pena ricordare è stato impiccato dagli austriaci…

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