Kolovrat Nation

Pubblicato da Blicero il 10.02.2012

IV

La verticale dell’Ultranazionalismo.

Un giorno Chruščëv regala a Fidel Castro una macchina nuova, ma senza nessun volante. Castro alza la cornetta e dice: “Non riesco a guidarla, speditemi subito un volante!” Chruščëv risponde: “Tu pigia pure sull’acceleratore, ti guiderò io da qui!” Questa vecchia battuta risalente al regime sovietico può tornare utile per spiegare quello che è successo tra il Cremlino di Putin e i gruppi nazionalisti.

Quando nel 2003/2004 le rivoluzioni delle Rose in Georgia e quella Arancione in Ucraina rovesciano i governi, un brivido di terrore percorre le schiene degli apparatčik di “Russia Unita” (il partito di Putin). Per evitare che le “rivoluzioni colorate” dilaghino anche in patria, molte risorse vengono investite nella creazione di movimenti giovanili addomesticati e fedeli al governo. Sergei Markov, un deputato della Duma di “Russia Unita”, ha dichiarato a Newsweek: “Preoccupati dalla minaccia proveniente dall’Occidente, abbiamo rafforzato i movimenti giovanili anti-rivoluzione arancione. Ma non ci aspettavamo che la ‘rivoluzione bianca’ [ovvero l’ascesa dell’ultranazionalismo, nda] diventasse una minaccia così seria”.

In effetti, le associazioni pro Cremlino non potevano inglobare tutti i giovani russi. E così, parallelamente alla “democrazia guidata” inaugurata all’inizio del regime, si è cercato di guidare anche l’estremismo e di cooptarlo nella “verticale di potere” putianiana. L’esperimento è estremamente pericoloso, e gli esiti si rivelano tutt’altro che positivi. “Immagine russa” – organizzazione formatasi nei primi anni Duemila nei ritrovi dei fan della band nazirock Kolovrat (“svastica” in russo) – è il gruppo che si è saputo ricollocare meglio nell’ambito del progetto del “nazionalismo guidato”.

Consapevole del fatto che la popolazione non è ancora pronta ad accettare completamente l’ideologia estremista1), “Immagine russa” si trasforma in una sorta di anello di congiunzione tra il potere politico e le frange della destra più estrema. Nel loro sito web si definiscono così:

“Immagine russa” non è una banda, non è un’agenzia propagandistica e non è un partito politico. Siamo tutto questo insieme. Sappiamo creare da zero dei progetti politici, garantire la difesa di chi ne ha bisogno e condurre campagne sui mezzi di informazione di massa […].

Il caso Tichonov-Chasis, tuttavia, ha mostrato pubblicamente l’altra faccia di “Immagine russa”, quella più agghiacciante: una struttura apparentemente legale che in realtà funge da copertura per le attività terroristiche.

Altre formazioni come DPNI e “Unione Slava” rifiutano il concetto di “nazionalismo guidato” – oppure sono semplicemente troppo impresentabili per essere cooptate. Non mancano comunque i contatti con il Cremlino e con le forze politiche. Kur’janovič, deputato dello LDPR (Liberal’no-Demokratičeskaja Partija Rossii, “Partito Liberal-Democratico Russo”, che a dispetto del nome è un partito nazionalista e populista), per qualche tempo ha fatto parte dell’”Unione Slava”. E il fondatore di quest’ultima, Dimitrj Demuškin, ha persino presentato un rapporto alla Duma sull’educazione patriottica della gioventù. Il tentativo – a dire il vero non troppo convinto – di riciclarsi come legittimi movimenti nazionalisti ed entrare così a far parte della “verticale di potere” non è stato esente da conseguenze: la gioventù ha perso fiducia nei movimenti, si è radicalizzata ed è stata risucchiata nel gorgo della violenza nazista clandestina. Nel 2010 entrambe le organizzazioni sono state messe fuorilegge. I leader di DPNI e Unione Slava, tuttavia, hanno formato un nuovo soggetto comune (“Russi”, Russkije) in vista delle elezioni politiche del 4 dicembre 2011. Il LDPR, questa estate, si è mostrato piuttosto disponibile a collaborare con loro.

Il progetto del “nazionalismo guidato” sembrerebbe essere fallito. Le dure condanne inflitte dai tribunali russi nel corso degli ultimi due anni, unite all’inedita decisione mostrata da polizia e magistratura nell’opera di repressione, indicano una seria volontà di estirpare il nazionalsocialismo dalla scena politica e sociale russa. Ma potrebbe essere troppo tardi. Dopo più di dieci anni di ininterrotto potere putiniano – potere di cui ora si intravedono le prime crepe – le istituzioni hanno perso ogni credibilità. La corruzione ha raggiunto livelli spaventosi: nel rapporto 2011 di Transparency International la Russia si posiziona al 143 posto su 182 nazioni (l’ultima è la Somalia).

Lo Stato è debole, ridotto ad una serie di feudi privati amministrati dagli oligarchi e dai loro vassalli. La propaganda ha inculcato nella popolazione quella che Julija Latynina della Novaja Gazeta chiama “una psicologia da selvaggi”. Il risultato: una società sempre più smarrita, incattivita e frustrata, stratificata in classi che si odiano reciprocamente. “Una costruzione viziata prima o poi crolla. È una legge storica: fu così a Roma, sarà così sempre – ha scritto recentemente l’autore russo Maksim Cantor – Il peggio è che sulle rovine di un bordello fiorisce sempre il nazionalismo”.

(Una versione di questo articolo è apparsa sul n.16 di Rivista Loop.)

  1. Sebbene oltre il 50% dei russi sostenga lo slogan “La Russia ai russi”, il 98% condanna gli atti di violenza dei fascisti. (Dati citati dalla Novaja Gazeta. []

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Drop the Hate / Commenti (3)

#1

Stefano
Rilasciato il 10.02.12

Eccellente. Agghiacciante.

#2

Fede
Rilasciato il 12.02.12

Con i tuoi articoli scopro sempre qualcosa che primo ignoravo (o quasi).
Ottimo lavoro.

Una domanda: ma tu di Medvedev cosa ne pensi? E’ solo una propaggine di Putin, o conta davvero qualcosa?

#3

Daniele Castagna
Rilasciato il 02.10.12

Interessante e molto

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