‘Ce lo chiede la Gente!’ – Di cosa parliamo quando parliamo di ‘populismo’ e ‘gentismo’

Pubblicato da Blicero il 16.08.2018

Qualche tempo fa i ragazzi e le ragazze che organizzano il Narin Camp, il campeggio estivo del Treno della Memoria, mi hanno chiesto di fare un workshop su populismo e gentismo. La «lezione» – anche se sarebbe meglio parlare di «incontro» – si è tenuta a Castrignano de’ Greci (provincia di Lecce) il 6 agosto 2018, e qui di seguito ripropongo la traccia del mio intervento.

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Negli ultimi anni – soprattutto a partire dalla vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti per arrivare all’ultimo risultato elettorale italiano – il termine «populismo» è letteralmente esploso. Un po’ ovunque, si leggono o sentono espressioni quale «ondata populista»; e più in generale, ogni spiegazione di cosa sta succedendo a livello politico in giro per il mondo ricade sotto il cappello del populismo.

Ma di cosa stiamo parlando, esattamente? Quali sono i suoi elementi caratterizzanti? Quante definizioni ci sono? E infine: che uso si fa di questo termine?

Partiamo da un’evidenza: come scrive Diego Ciccobelli su Valigia Blu, «di fatto è come se esistessero due populismi. Da un lato abbiamo il populismo secondo gli scienziati politici, dall’altro abbiamo quello secondo gli attori politici, i giornalisti e i cittadini, ossia il populismo così come viene utilizzato nel dibattito pubblico quotidiano».

Per quanto riguarda il dibattito pubblico, scrive sempre Ciccobelli, al populismo sono associate quattro tendenze diverse: la personalizzazione; la «politica pop»; i nuovi partiti (come il M5S); la demagogia. Come noto, sono tutte tendenze considerate in maniera negativa. E «populismo» è quasi sempre un termine denigratorio, usato per screditare i propri avversari politici.

Tuttavia, a volte chi viene accusato di essere populista non ha alcun problema a rivendicarlo. Nel suo primo discorso alla Camera dei Deputati, ad esempio, il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato che Lega e M5S meritano l’etichetta di partiti populisti e antisistema, laddove i termini significhino rispettivamente «l’attitudine ad ascoltare i bisogni della gente» e «rimuovere le incrostazioni e le storture del vecchio sistema».

Per quanto riguarda il dibattito accademico, le cose sono diverse. Il fenomeno è studiato da svariati decenni, e le definizioni proposte sono davvero moltissime – al punto tale che Ilvo Diamanti ha parlato di «definizione indefinita per eccesso di definizioni». Per il politologo Isaiah Berlin, invece, la parola soffre del «complesso di Cenerentola»:

esiste una scarpa per la quale da qualche parte esiste un piede. Ci sono tutti i tipi di piede che quasi le si adattano, ma non dobbiamo essere ingannati da questi piedi che quasi si adattano. Il principe sta sempre andando in cerca con la scarpa; e da qualche parte, ne siamo sicuri, aspetta un limbo chiamato “populismo” puro. Questo è il nucleo del populismo, la sua essenza.

Ma su questo punto tornerò più avanti. Prima, invece, è utile ripercorrere brevemente le radici storiche del fenomeno e i momenti in cui si è manifestato in giro per il mondo.

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Drop the Hate / Commenti (2)

#1

Lorenzo
Rilasciato il 14.05.19

Già…

Mi chiedo quando pubblicherai le porcherie e le violenze dei “centri sociali” (a cui per altro appartenevo anni fa e di cui ricordo ben poca cultura, tanta droga e vandalismo).

Mi chiedo quando capirai che, prendere in giro le persone ,”la gente”, che si lamenta di una vita di sacrifici, vi rende solo più lontani dalla realtà.

Mi chiedo quando capirai che avete (abbiamo visto che votavo Rifondazione ai tempi) fallito come sinistra… i sindacati ormai sono ridicoli, le battaglie sono ridicole, chi rappresenta la sinistra è ridicolo.
Negli anni (e non son pochi) in cui a governato la sinistra nel dopo Berlusconi non è cambiato nulla, anzi la situazione è peggiorata… lavorativamente, economicamente e socialmente.

Mi chiedo quando capirete che le fasce che voi chiamate deboli (rom e gran parte degli immigrati) sono una maggioranza di gente incivile e incapace di adattarsi alle regole di una società. (Ecco perchè purtroppo poi ci va di mezzo chi invece poi meriterebbe accoglienza e supporto, perchè si ci sono anche persone per bene, ne conosco alcune con cui spesso faccio due parole, loro stessi ammettono che è impossibile integrare certi loro connazionali).

Mi chiedo quando anzi che puntare il dito e dare del fascista a chiunque vi inizierete a chiedere come mai “la gente” torna a destra e come mai tanti di sinistra cambiano idea.
Ma chiedetevelo sul serio… Non semplicemente affermando che si fanno tutti intortare o i l QI è basso… perché si potrebbe dire lo stesso di voi visti i risultati degli ultimi anni.

Mi chiedo quando la finirete di credervi superiori, di menarla sulla grammatica e sul quanto siate meglio voi della “gente”… (che per quanto vi roda esiste e ha diritti come voi…)

Mi chiedo cosa farete quando (è palese se continuate così) ci sarà veramente un governo di destra votato in larga maggioranza e la “gente” vi si rivolterà contro definitivamente.

Mi chiedo quando capirete che forzare la mano in un periodo di tensione come questo porterà solo ad aumentare odio e disprezzo e a creare disagi ulteriori, in quanto non è insultando o dando dell’ignorante che riuscirete ad ottenere consensi o far accettare le vostre convinzioni.

Se non vi va bene “la gente” si esprima e voti a destra, fatevene una ragione, purtroppo siamo in un paese democratico e funziona così… provate magari a scendere dal piedistallo.

Per finire:
Scandaloso non abbiate comunque parlato della presenza degli Emirati Arabi al salone del libro… famosi per la loro democrazia e le loro leggi all’avanguardia.

Con questo auguro il meglio a tutti e spero un giorno le cose possano migliorare.

L.

#2

Anonimo
Rilasciato il 11.12.21

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