Get Your Garbage On

Pubblicato da Blicero il 24.10.2010

“Entro dieci giorni a Terzigno la situazione tornerà alla normalità”, afferma Abberluscone con ostentata sicurezza. In effetti, dopo l’ennesima notte di scontri tra cittadini e polizia, dieci giorni dovrebbero essere più che sufficienti per massacrare e piegare la residua resistenza dei rivoltosi. “Non ci sono preoccupazioni per la salute dei cittadini”, ha poi proseguito – se si eccettuano nasi fracassati, lividi da manganelli, percolato, falde acquifere avvelenate, aumento di tumori e altre facezie di questo genere.

Quello a cui si sta assistendo a Terzigno è chiaramente l’espressione della violenza di Stato. Una violenza invisibile costituita dall’imposizione ex lege di discariche allucinanti dentro le quali sversare il risultato ingestibile di un ciclo di smaltimento deviato, quasi interamente in mano alla criminalità organizzata; ed in secondo luogo una violenza più tangibile che si esplica nelle cariche e negli assetti antisommossa. Una violenza, tuttavia, a cui si collega la perdita del potere statale di far rispettare le sue decisioni. Come scriveva Hannah Arendt nel saggio breve “Sulla violenza”:

In un contesto di violenza contro violenza la superiorità del governo è sempre stata assoluta; ma questa superiorità dura soltanto fino a quando la struttura di potere del governo è intatta, cioè finché si obbedisce agli ordini o le forze di polizia sono preparate a far uso delle loro armi. Quando non è più così, la situazione cambia bruscamente. […] Tutto dipende dal potere che sta dietro alla violenza.

Quale potere, dietro questa violenza? Commissariati speciali, strutture create ad hoc, dipartimenti di difesa dell’ambiente, protezioni civili, Bertolasi, Caldori, eccetera. L’ingorgo istituzionale è sempre più inestricabile, le maglie della legge e delle ordinanze si allargano a dismisura, e infiltrarsi e prosperare all’ombra di tutto ciò è divenuto un imperativo categorico per gli operatori del settore e gli amici degli amici. L’unico mantra governativo utilizzato per risolvere (o nascondere) la questione è “bisogna sversare”. E come ha promesso il capo della polizia Manganelli, “faremo in modo che [questo] sia possibile, anche se dovesse costare l’uso della forza”. Costare?

E così avanti con la guerriglia, il roteare delle molotov, le scie dei fumogeni ad illuminare notti orribili, le scintille dei fuochi artificiali, sit-in pacifici spezzati e dispersi dal rumore degli scarponi, vecchi e donne in prima linea a riflettere i loro volti e le loro braccia alzate al cielo sui caschi della celere, camion rovesciati, barricate, città in quarantena ed isolate come in uno zombie-movie, e su tutto il coperchio soffocante della beffarda “emergenza rifiuti”, che altro non è che l’agghiacciante normalità a cui si cerca disperatamente di ribellarsi, un popolo di schiavi soggiogato e sommerso da quello che produce e che non riesce a smaltire…e l’Europa ammonisce, si costerna e si indigna, ma non può fare più di tanto. “Forza, Vesuvio?”

Per alcuni, tuttavia, a Terzigno è avvenuto qualcosa di ancora più scandaloso e preoccupante: qualcuno ha BRUCIATO UNA BANDIERA ITALIANA. Sì, dei cittadini napoletani hanno sventolato il tricolore davanti alle telecamere Rai e gli hanno dato fuoco. Un fatto che nelle ultime 24 ore ha provocato un crollo spaventoso delle vendite di viagra in Veneto, Piemonte e Lombardia. Ma tra i patrioti veri si sono diffuse rabbia, paura e sgomento. Marcello Veneziani, ad esempio, non è ancora riuscito a capacitarsi di tutto ciò e ieri si è sentito in dovere di vergare un accorato e devastante editoriale su Il Giornale.

Ora, leggere un articolo di Veneziani è come sedersi sul cesso con la tavoletta alzata: un brivido gelato ti lacera il corpo, seguito da un’atroce sensazione di temporanea impotenza; e anche quando le cose si rimettono al loro posto, è impossibile dimenticare quegli attimi terribili.

Ho davanti agli occhi l’immagine di quel napoletano di Terzigno che usa il tricolore per insultare i poliziotti e poi lo brucia davanti alle telecamere della Rai. Mi vergogno per lui, da meridionale e da italiano; anzi mi vergogno di lui, e di coloro che fanno banda con lui. Preferiscono bruciare l’Italia più che i rifiuti? Meritano di vivere nei rifiuti più che in Italia.

Non lo sanno gli abitanti di Terzigno che un tricolore inquina come dieci inceneritori a pieno regime?

Se esiste l’espulsione degli immigrati clandestini, dovrebbe esistere anche l’espulsione degli italiani che offendono il proprio Paese.

E fu così che cadde il governo.

Finita la risposta emotiva dettata da quelle immagini, lascio da parte la bestialità omeopatica e rifletto.

Non. Farlo.

È gente che vive male, immersa nel brutto e nella miseria, dovete capire. È gente che nessuno ha educato e raddrizzato, gente che ha perso la vecchia fede un po’ superstiziosa in Dio e nel timor di Dio, nella Madonna e in San Gennaro, nello Stato e nella patria, senza aver guadagnato nel frattempo il senso civico e il rispetto delle norme.

E ancora, proseguendo nel suo ragionamento non ottenebrato da alcuna “bestialità omeopatica”:

Questa gente accetta di vivere nel letame, in mezzo alla delinquenza, a rischio di furti, malattie e sparatorie in piazza, ma poi diventa salutista con la discarica.

Quelle honte! Un cittadino onesto che già deve vedersela con le sparatorie dei camorristi e che rischia quotidianamente di morire per delle malattie dovute alle discariche abusive, all’inquinamento dell’acqua, allo sversamento di rifiuti tossici che avvelenano raccolti e campi, ecco, come può permettersi di rompere i coglioni se il governo apre per legge una discarica praticamente illegale e poi manda i poliziotti a manganellare chi si oppone a questo scempio?

È così che deve nascere il folle desiderio di bruciare la bandiera, non c’è dubbio. La bandiera: per molti il simbolo dell’unità nazionale, per una parte decisiva del governo dell’ottima carta da culo da far usare alla badante romena tra un ictus, un dito medio e una secessione. Se non si aprissero quelle discariche a nessuno verrebbe in mente di bruciare il tricolore; ma per Veneziani quel gesto di estrema disperazione significa soltanto UCCIDERE UN’ALTRA VOLTA I NOSTRI RAGAZZI UCCISI IN AFGHANISTAN.

E allora torno a dire che mi vergogno di loro. Hanno bruciato la stessa bandiera che ha avvolto pochi giorni fa quattro ragazzi uccisi in Afganistan. Per quella bandiera, migliaia di italiani hanno dato la vita lungo un paio di secoli, e milioni d’italiani, emigrati o rimasti in patria, l’hanno onorata con sobrietà, facendo il loro dovere e lavorando onestamente.

Ricordo di aver letto tempo fa un’intervista che mi colpì molto. Alla domanda se durante il fascismo la stampa non apertamente fascista si appiattì vergognosamente sul regime, l’intervistato rispose così:

Io credo che nel fascismo sia emersa una vena conformista e servile della nostra stampa che reputo fosse precedente al fascismo e che è stata anche successiva al fascismo. Il regime totalitario incompiuto del fascismo ha sicuramente gettato le basi per un controllo dell’informazione, però penso che il dato più detestabile di quel periodo sia stato il servilismo spontaneo da parte di molti giornalisti, e credo che questo fenomeno rientri nella patologia, purtroppo, del nostro Paese e della nostra stampa, e quindi che non sia soltanto limitabile al periodo del fascismo.

Era Marcello Veneziani.

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Drop the Hate / Commenti (4)

#1

Ted
Rilasciato il 25.10.10

Siamo padani, abbiamo un sogno nel cuore, Bruciare il tricolore, Bruciare il tricolore, Bruciare il tricolore!1

#2

McLaud
Rilasciato il 25.10.10

A proposito di ingorgo istituzionale, vale la pena ricordare che tra le principali voci di spesa della gestione commissariale di Bassolino (con moglie titolare di cliniche private riccamente foraggiate dal S.S.R.) ci fossero centinaia di migliaia di euro utilizzati per pagare conti stratosferici degli hotel su via Partenope. Ovviamente tutto per indispensabili consulenze esterne (?).

Memorabile anche la Jervolino che scrive a mezzo mondo per denunciare l’emergenza. Ma lei chi è? Ah, è vero: è soltanto il sindaco di Napoli…perché non ha scritto anche a se stessa?

Poi, se Berlusconi dice che ci vogliono soltanto 10 giorni, allora è appena il tempo necessario a tessere un tappeto abbastanza grande per coprire tutto: perché pensare sempre necessariamente alla violenza? Certamente risolverà di nuovo il problema della spazzatura in Campania.

Il tricolore brucia che è una bellezza, quando se ne accorgeranno, ci faranno pure degli inceneritori dedicati. Come pure per le schede elettorali (troppo facile prevedere che saranno prontamente richieste alla prossima tornata per votare l’amico dell’amico del momento).

Un applauso per “E fu così che cadde il governo”.

Infine, errata corrige, please: “indigina” con “indigna”; “Quello che si sta assistendo” con “Quello a cui si sta assistendo”.

#3

blicero
Rilasciato il 25.10.10

Purtroppo la correttrice di bozze ufficiale se ne è andata dopo aver abusato di sua figlia. Insieme al padre.

#4

McLaud
Rilasciato il 26.10.10

Lode al padre, come sempre.

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