Il Mito della Società Trasparente

Pubblicato da Blicero il 20.04.2008

Quando scrivo e parlo di privacy mi trovo costantemente ad affrontare il tema della conoscenza reciproca. E’ un tema analizzato in libri quali “La società trasparente” di David Brin, e più o meno consiste in questo: in un mondo nel quale la sorveglianza è onnipresente, tu saprai tutto di me, ma anche io saprò tutto di te. Il governo ci osserverà, certo, ma io al contempo osserverò il governo. E’ una situazione inedita, ma non per forza di cosa peggiore di quella precedente. Siccome conosco i tuoi segreti, tu di converso non potrai usare i miei segreti contro di me.

Certo, potrebbe non essere l’utopia perfetta per alcuni – e sicuramente non prende adeguatamente in considerazione il valore implicito della privacy – ma sta di fatto che questa teoria ha una presa notevole, anche se potrebbe tranquillamente essere considerata una sorta di scappatoia di fronte al problema della continua erosione della sfera privata operata dalla tecnologia. In realtà non convince appieno, dal momento che ignora del tutto la fondamentale disparità del potere di cui si dispone.

Non è possibile, infatti, valorizzare i concetti di privacy e di divulgazione delle informazioni senza tenere conto dei diversi piani di potere in cui operano chi divulga i dati e chi questa divulgazione la subisce.

Se io ti fornisco informazioni sul mio conto, il tuo potere nei miei confronti aumenta. Un modo speculare di sopperire a questo sbilanciamento è quello di fornirmi informazioni su di te. Avremo tutti e due meno privacy, ma almeno la bilancia del potere verrà riequilibrata. Questo meccanismo è però destinato a fallire completamente se fin dall’inizio i livelli del potere sono sfasati.

Un esempio può tornare utile. Mettiamo che un poliziotto ti fermi, chiedendoti la carta d’identità. Ora, i tuoi dati personali daranno al poliziotto un enorme potere su di te: lui o lei potrà cercare sui database della polizia, in base alle generalità fornite, quello che vuole; oppure aprire un fascicolo con il tuo nome; o ancora inserirti in questa o quella lista segreta di sospetti terroristi. Se si chiede il tesserino del poliziotto, invece, non si ha alcun potere nei suoi confronti. Lo sbilanciamento è troppo marcato, e la conoscenza reciproca non può far nulla per riequilibrarlo.

Si può pensare che il proprio potere sia, in un’equazione, l’esponente che determina il valore che assume un volume maggiore di informazioni: da queste nuove informazioni deriverà infatti un potere superiore a quello che già si possiede.

Altro esempio: quando il dottore dice “si tolga i vestiti” non ha alcun senso dire: “prima lei, dottore” – non siamo nell’ambito di relazioni tra soggetti eguali.

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Sta arrivando Wired Italia! And I Don't Care, Because You Do - La Privata Repubblica
Rilasciato il 04.12.08

[…] scritto autori come Douglas Coupland e William Gibson, ed ogni tanto si possono ancora trovare articoli interessanti e […]

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