Un Umano

Pubblicato da Blicero il 2.09.2011

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La centrale di polizia di Al Abbas è devastata dal piombo israeliano, e con lei la scuola elementare lì a fianco, con i bambini già in strada, decine di grembiulini azzurri svolazzanti macchiati di sangue, e Vittorio ha paura di morire, la stessa paura provata nei campi tenuti sotto tiro dai cecchini o nei pescherecci palestinesi presi a cannonate da navi da guerra, ma ormai è tardi, c’è solo un canto lontano che aleggia nell’aria,“Onadikum”?, no, piuttosto qualcosa come, “La morte schifosa, la morte lasciva, la morte che dona, la morte che rende, la morte che taglia il legame, così sottile e forte, così bello e infame, la morte, la morte…”

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Le indagini della Procura Militare di Hamas sull’omicidio si sono chiuse verso la seconda metà di giugno. Gli indagati: tre palestinesi (due arrestati, uno in libertà vigilata) coinvolti nel sequestro, appartenenti alla cellula di al-Breizat. Sempre nello stesso mese, il movimento islamico aveva garantito che il fascicolo delle indagini sarebbe stato consegnato alla famiglia Arrigoni e all’avvocato Davide Tundo, consulente del “Centro Palestinese per i Diritti Umani” (PCHR). Un fascicolo fondamentale, dato che contiene gli interrogatori degli arrestati, le risultanze investigative, ecc. Un fascicolo che nessuno ha mai visto. Hamas, infatti, non ha mantenuto la promessa – complici anche alcune grottesche complicanze burocratico-diplomatiche trapiantate da “Brazil” di Terry Gilliam nella Striscia di Gaza. Il resoconto dell’Avv. Tundo è piuttosto esplicativo:

Seduto e trepidante in Procura osservavo l’impiegato fare copia del fascicolo, nonostante le bizze della fotocopiatrice. Ma all’improvviso è arrivato il colpo di scena. Ci viene detto che la procura che avevamo ottenuto (dalla famiglia Arrigoni) di seguire le indagini e portare in Italia quel prezioso file non andava più bene. Si trattava solo di apporre i timbri di “conformità” e pagare il dovuto, ma il procuratore capo ha bloccato tutto. A suo dire la traduzione in arabo della procura doveva avvenire da parte della Delegazione Palestinese in Italia, con apposizione del relativo timbro, più un altro timbro non meglio specificato del Ministero degli Esteri italiano. Una carenza legale mai rilevata prima. Da quel giorno è iniziato un tira e molla che non ha portato risultati: le copie sono rimaste lì e con esse la verità nella vicenda di Vittorio, secondo gli inquirenti di Hamas.

L’8 settembre, stando a quello scritto da Michele Giorgio il 23 agosto, dovrebbe celebrarsi la prima udienza (pubblica? a porte chiuse?) del processo. Definire reticente l’atteggiamento tenuto in questi mesi da Hamas è usare un pallido eufemismo. Sin dal 15 marzo il movimento islamico – se si eccettua il comunicato con cui si sono diffusi i dettagli del blitz contro al-Breizat & co. – non ha prodotto un singolo annuncio ufficiale sullo stato delle indagini, limitandosi a fumose ricostruzioni del movente. La possibilità che Hamas sia direttamente coinvolta nel sequestro è estremamente flebile, per non dire inesistente; ma è troppo forte il sospetto che la morte di Arrigoni (che aveva spesso e volentieri criticato Hamas) sia stata usata politicamente per riaffermare un controllo sulla Striscia non più granitico come un tempo, e liberarsi una volta per tutte dei salafiti.

L’unica, orribile verità è che Vittorio Arrigoni è morto, che una voce così calma eppure penetrante è stata soffocata, che i bombardamenti, gli attentati, le ritorsioni continuano e continueranno ancora per chissà quanto, con sempre meno persone valide a raccontarle. Vittorio Arrigoni era una persona pericolosa. A Tel Aviv i suoi reportage non erano sicuramente attesi come l’ultimo bestseller di un Grossman & affini, ed anzi, probabilmente erano ignorati come i rapporti e le risoluzioni dell’Onu. Ondate di indignazione regolarmente infrante con una semplice scrollata di spalle, qualche mese di attesa per far uscire nuove bombe dalle fabbriche e poi via, di nuovo raid, airstrike, sirene, macerie e generazioni intere affogate nell’Odio – una macabra danza senza fine, circolare come una tragedia greca, ballata fino alla consunzione.

Vittorio Arrigoni era diventato pericoloso dopo “Piombo fuso” non solo per quello che scriveva, ma soprattutto per quello che stava diventando. I reazionari imbolsiti, la cui unica battaglia nella vita è stata quella di passare da una colf moldava a una filippina, non possono far altro che bollare spregiativamente una simile scelta di vita come “radicale”, “a senso unico”, “dalla parte sbagliata” e altre stronzate. Nel mondo reale, invece, le idee di Arrigoni stavano lentamente cominciando a germogliare, a mettere le radici in nuove generazioni, a scuotere l’incrollabile albero del Potere, a far cadere, dopo decadi di siccità e raccolti andati a male, i primi frutti ancora acerbi.

L’omicidio di Arrigoni è un omicidio intimamente politico. È quasi irrilevante – se non esclusivamente per il tributo morale che si deve alla verità – sapere se il Mossad abbia ordito una complicata trama per balcanizzare ulteriormente le strutture di potere palestinesi, o se si sia trattato di un tragico battesimo di sangue di una cellula impazzita…Quella scintilla che stava timidamente prendendo fuoco nelle tenebre della guerra e della disinformazione è stata spenta, riuscendo a svilupparsi nella sua massima estensione e diventare abbacinante solo in pochi, selezionati ambienti, mentre l’eredità di Arrigoni, quando non completamente dimenticata o storpiata, è diventata un avatar da mettere sui profili di Facebook, uno “Stay Human” da frapporre tra nome e cognome o peggio ancora un odioso portamento engagé da esibire come una medaglia in qualche cocktail party, live set o conferenza pseudo-alternativi.

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Drop the Hate / Commenti (11)

#1

mezzatazza
Rilasciato il 02.09.11

Bello.

#2

Gingie
Rilasciato il 02.09.11

Ottimo.

#3

Neke
Rilasciato il 02.09.11

Il miglior articolo sulla vicenza Arrigoni, senza alcun dubbio. Grazie di questo contributo.

#4

Elena Marasco
Rilasciato il 02.09.11

Io sono una di quelli che dal giorno in cui Vittorio Arrigoni è stato ucciso ha messo una sua foto nel suo profilo di faceboock e la mantiene perchè Vittorio non deve essere mai dimenticato, perchè le istituzioni italiane non hanno fatto onore alla sua famiglia e alla sua morte, perchè seguivo il suo blog dal 2008, perchè era riuscito a innestare nel cuore e nella mente dei giovani palestinesi l’idea di una possibile rinconciliazione tra Hamas e Fatah, perchè Vittorio amava le utopie e le utopie sono alla base di ogni cambiamento e non bisogna mai smettere di crederci.

#5

Charlie
Rilasciato il 03.09.11

grazie Leo

#6

alessandro
Rilasciato il 03.09.11

che dolore ancora..Vik ha cambiato la vita di tanti che lo hanno conosciuto…anche la mia…hermano manchi tanto …

#7

Michel
Rilasciato il 29.09.11

Bello! Vittorio Arrigoni…

#8

Charles Benson
Rilasciato il 04.10.11

Ma che fine ha fatto l’ultimo articolo, “La battaglia di Keratea” ?
Era veramente bello e scritto molto bene.
Cosa è successo? Sembra esserne sparita ogni traccia,
tag compresa, anche se è ancora indicizzato su google

#9

McLaud
Rilasciato il 06.10.11

Mi aggiungo a Charles…io non ho neppure finito di leggerlo!

#10

Disoccupate Le Aule Dalla Verità | La Privata Repubblica
Rilasciato il 11.01.12

[…] – LEGGI ANCHE: “UN UMANO“ […]

#11

Marko Ramius
Rilasciato il 15.04.12

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