Canestri Nordcoreani

Pubblicato da Blicero il 5.09.2012

IV. Il Verme, la Dinastia e l’Erede

A qualche mese dalla morte del Caro Leader, la dinamica del cambio di potere ai vertici del regime rimane ancora un enigma. Un ufficiale americano ha detto al Wall Street Journal che Kim Jong Il “ha scelto la mela che non è cascata troppo lontano dall’albero. Ha selezionato qualcuno che credeva non si sarebbe allontano radicalmente dalla sua visione della Corea del Nord”. La figura di Kim Jong Un, comunque, è insondabile. Di conosciuto ci sono solo le caratteristiche fisiche – le fattezze del Presidente Eterno (il nonno) e la stessa precoce rotondità del Caro Leader – e una passione viscerale per il basket NBA.

Nel 1998 Kim Jong Un si trova in Svizzera, sotto falsa identità. Frequenta la scuola pubblica Steinhölzi di Liebefeld (un paesino di poco più di 5000 abitanti nei sobborghi di Berna), dove, tra l’altro, è obbligato a studiare i meccanismi della democrazia. Non è chiaro perché Kim Jong Un non abbia seguito gli altri due fratelli, iscritti alla ben più prestigiosa Scuola Internazionale di Berna. Un ex agente segreto asiatico, esperto della famiglia Kim, ha spiegato a Time che Kim probabilmente non lo riteneva ancora degno di essere il potenziale successore. Ad ogni modo, stando a quanto dichiarato a vari media dai suoi ex compagni, al terzogenito del Caro Leader lo studio non interessava un granché. Il portoghese João Micaelo, l’unico a cui Kim abbia rivelato la sua vera identità, racconta: “Era un grande fan dei Chicago Bulls. All’epoca, la sua vita era la pallacanestro. Credo che l’80% del nostro tempo lo passassimo a giocare a basket”. Nikola Kovacevic, invece, dice che in campo Kim Jong Un “era un giocatore molto competitivo ed esplosivo”. Un altro amico, Marco Imhof, ricorda che ogni volta che il futuro dittatore giocava a basket c’erano sempre due donne a filmare i suoi exploit: “Era strano, ma pensavo che fosse una cosa tipicamente coreana. Odiava perdere. Per lui vincere era davvero importante”.

Kim Jong Un ogni tanto indossava la maglia di Denis Rodman (“The Worm”) e in classe, invece di seguire le lezioni, disegnava Micheal Jordan sul quaderno. Alle pareti della stanza dell’appartamento in cui viveva erano appese due foto in cui lo si poteva vedere con Toni Kukoc e Kobe Bryant. In almeno un’occasione, inoltre, un’auto dell’ambasciata nordcoreana lo prelevò dalla scuola per portarlo a Parigi a vedere un’amichevole dell’NBA. Nel 2000, improvvisamente, Kim Jong Un sparisce. “Pensavamo che si fosse ammalato, o qualcosa del genere, e che sarebbe presto tornato – dichiara Kovacevic – Ma non lo ha mai fatto”.

Secondo fonti scolastiche interpellate dal Sunday Times, il Caro Leader si sarebbe semplicemente stufato di pagare una retta che non stava dando i risultati sperati. Per circa dieci anni Kim Jong Un è un fantasma. Poi, il 27 settembre 2010, Kim viene nominato generale dell’Esercito Popolare Nordcoreano e vice-presidente della Commissione Centrale Militare. Il messaggio lanciato da Kim Jong Il è chiaro: da questo momento in poi, il designato alla successione sarà lui.

Chi è veramente il Brillante Compagno (questo il suo epiteto nazionale)? È ancora quel ragazzo che in Svizzera si esaltava per le imprese dei Bulls o è diventato qualcos’altro? Gli analisti della Cia parlano di “temperamento violento” e temono che possa essere ancora più lunatico, sadico e imprevedibile del padre. Altri sperano che, grazie al suo background di studi occidentali, possa far uscire il regime dall’isolamento internazionale, aprirsi al dialogo, compiere le riforme necessarie a raddrizzare un’economia in agonia da diversi anni e porre rimedio alla piaga della carestia. I primi atti di governi sembrano essere incoraggianti.

Il 1 marzo del 2012 il governo nordcoreano ha annunciato che inizierà una moratoria sui test nucleari, i lanci missilistici e l’arricchimento dell’uranio nell’impianto di Yongbyon. Per Hillary Clinton è “un primo passo nella direzione giusta”. La decisione di Pyongyang è il frutto di negoziati “di alto livello” con Washington che puntano a rimuovere le sanzioni contro il Paese asiatico. In cambio del congelamento del programma nucleare, infatti, verranno spedite 240mila tonnellate di aiuti alimentari. La situazione attuale è molto simile a quella che c’era nei primi anni ’90. Certo, Michael Jordan si è ritirato diversi anni fa e non ha lasciato un vero erede. Ma Barack Obama è notoriamente un grande appassionato di basket. E chissà che non possa essere questo il vero terreno d’incontro tra due Nazioni che sono sempre state agli antipodi della Storia1

(Illustrazioni – pp. 1-3: Jacob Weinstein; p. 4: Dongyun Lee. Foto – p. 2: The Big Picture.)

  1. Nota finale: l’articolo è stato scritto lo scorso marzo. Nel frattempo ci sono stati sviluppi sul fronte diplomatico/nucleare, ma non tali da sconvolgere l’assetto dell’articolo. []

Condividi

Drop the Hate / Commenti (3)

#1

Fede
Rilasciato il 05.09.12

Il basket come chiave di lettura dei rapporti diplomatici fra USA e Corea del Nord negli ultimi 25 anni. Davvero un’idea ottima.

#2

Melissa P2
Rilasciato il 06.09.12

Il commento sopra sa di presa per culo.
Hans Blix <3

#3

Fede
Rilasciato il 06.09.12

No, ero serio. L’articolo mi è piaciuto molto.
Come quasi tutti gli articoli presenti su questo sito.

Fomenta la discussione

Tag permesse: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>