Trenitalia Mad Men

Pubblicato da Blicero il 28.12.2011

Il Responsabile Marketing di Trenitalia si versò l’ennesimo bicchiere di scotch. Erano le 10 di mattina. “Allora, idee?” La deadline incombeva e il team non era ancora riuscito a formulare uno slogan accattivante per ciascuno dei quattro nuovi livelli di servizio del Frecciarossa. Un copy si accese una sigaretta ed esclamò: “Ci sono! Sull’ad della classe Executive potremmo metterci uno spietato oligarca russo intento ad ordire – insieme ad un attaché ed una stagista androgina senza scrupoli – dei brogli elettorali su internet attraverso il monitor incastonato nella parete della carrozza”. Il Responsabile e gli altri copy si guardarono attorno. Mormorii si levarono dalla stanza invasa dal fumo. L’idea era indubbiamente buona, ma c’era qualcosa che non tornava. “Ottimo – disse il Responsabile – ma perché deve essere russo?” “Be’, Montezemolo si è fatto il suo cazzo di treno privato, e in Italia probabilmente è l’unico che in questo momento può permettersi di sborsare una cifra assurda per andare da Milano a Roma”, rispose il copy. Touché.

Ora toccava alla seconda classe: la Business. Il giovane copy #2 finì di prepararsi un Death in the Afternoon, ne bevve una poderosa sorsata e sboccò immediatamente dentro il bicchere. “Scusate – si giustificò mestamente – ma non sono abituato a bere a stomaco vuoto”. Il Responsabile sghignazzò e lo invitò ad andare avanti. “Dunque, per la Business abbiamo pensato ad una cosa semplice, sobria, improntata all’austerity. Mariomontiana, oserei dire. Uno scompartimento pulito, dinamico, asettico-Bund, e fuori dal finestrino un paesaggio toscano-bucolico”. “Eccelso, davvero eccelso – osservò il Responsabile, aspirando alacremente il sigaro cubano di contrabbando – però lo scompartimento è vuoto”. Il copy #2 rovesciò il drink con un gesto inconsulto, si allentò la cravatta e spiegò al suo boss: “Ecco, lo scompartimento è vuoto perché Mario Monti è presumibilmente impegnato a Palazzo Chigi. Ma ho pensato ad una didascalia da mettere nella foto: ‘Riservato agli imprenditori veneti. Dopo essersi suicidati”. In pratica, questa classe è riservata a gente che non c’è più a causa della crisi. È satira sociale di altissimo livello!” La stanza scoppiò in una sguaiata risata collettiva. Una segretaria dai capelli rossi entrò nella conference e venne assalita sessualmente da una manciata di copy, esattamente come in un film di Gaspar Noè o un congresso PdL del 2008.

Quando la situazione si calmò un attimo, il copy #3 si alzò dalla sedia e tirò fuori dalla cartelletta il terzo ad per la classe Premium: “Dunque, la classe Premium è, cito testualmente, la soluzione per chi desidera il comfort del Frecciarossa e servizi di qualità a prezzi convenienti. In parole povere, è la classe riservata a chi è strozzato dalle cartelle esattoriali ma vuole ancora fare il signore. È la classe per i pezzenti che non sono ancora poveracci”. Il Responsabile si mostrò interessato. Trangugiò dell’ottimo Drambuie e scrutò la foto. C’erano due tizi (di cui uno era la/lo stagista androgina/o dell’ad della classe Executive) ed un’ammaliante hostess che, spingendo un carrellino da venditore abusivo di Bologna, porgeva al signore brizzolato un bicchiere di plastica. Dalla gentilezza e sinuosità dei movimenti dell’hostess si direbbe che dentro quel bicchiere ci sia del vino di Provenza (riserva ’47) – anche se in realtà è più probabile che si tratti di Tavernello, visto che in quella classe si fanno “prezzi convenienti”. Il Responsabile approvò, mentre sul pavimento si era ormai formato un lago appiccicoso e maleodorante di mozziconi e preservativi usati.

La pubblicità per l’ultima classe, la Standard, era quella politicamente più spinosa. Trenitalia aveva deciso che chiunque scegliesse la Standard (cioè il 99,87% dei viaggiatori) dovesse rimanere confinato in quattro carrozze sigillate e stipate sino all’inverosimile, senza la possibilità di andare al bar o muoversi per il treno – ma con il Wi-Fi (a pagamento) e i carrellini da mendicanti (a pagamento) a sferragliare tra i corridoi ostruiti dalla gente. “Sapete cosa diceva Ayn Rand?” domandò il Responsabile, rivolgendosi idealmente a tutti i copy, ormai completamente stravolti, alla decima bottiglia di Porto consecutiva. “Diceva: ‘Il diritto alla vita significa che un uomo ha il diritto di sostenersi in vita per mezzo del proprio lavoro (al livello economico raggiungibile dalle sue capacità) e non significa che gli altri debbano fornirgli quanto gli è necessario per sopravvivere’. E sapete cosa vuol dire, questo?” I copy si guardarono intorno, spaesati & impauriti. Il Responsabile si chinò sul Mac collegato ad un proiettore e sparò sulla parete la pubblicità della Standard: un’allegra famigliola del Bangladesh (o dell’India, o del Pakistan, o di <inserire nazione a caso>), diligentemente seduta e abbigliata con vestiti dozzinali Upim/Caritas.

“Signori, significa che la classe Standard è solo per negri. Questa, nel caso in cui vi fosse sfuggito, è una guerra tra classi sociali. E noi siamo con quelli che stanno vincendo”. I copy applaudirono, carichissimi di alcool e adrenalina. Il Responsabile sorrise, si sedette, accese la quarantesima sigaretta e rilesse il comunicato stampa di Trenitalia in merito all'”offerta”: “È una scelta di marketing, finalizzata a garantire livelli di servizio adeguati alle richieste”. Cristo – pensò – almeno i nazisti non ti chiedevano 80 € per farti deportare.

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Drop the Hate / Commenti (3)

#1

Akiller Dee
Rilasciato il 28.12.11

Hai espresso in satira il dubbio del 99.87 percento del popolo viaggiatore e del restante 0.13:quale biglietto devo fare?
Non calcolando,almeno per ora,la variabile del nippo-turista dei frecciarossa Firenze-Roma da raggirare.

#2

Laura
Rilasciato il 30.12.11

Blicero non ti conosco, ma sei un genio!

#3

rectoscopy
Rilasciato il 02.01.12

da notare che i viaggiatori del Poveraccistan viaggiano in tre su n. 2 sedili

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