La Corruzione Compassionevole

Pubblicato da Blicero il 2.04.2008


La fragranza inodore delle banconote invase l’ampio ufficio del parlamentare di turno. La leggera fiammata desiosa nei suoi occhi, il tremolio appena accennato delle mani: doveva essere la sua prima volta. O forse no. Il brivido dei comportamenti contra legem faceva breccia anche nelle coscienze dei peggiori tangentari. Stava seduto, forse asserragliato dietro la scrivania in piuma di mogano, quasi uno schermo protettivo ideale tra la rispettabilità dell’onorevole e la squallida bassezza del reale.

Ne avevo viste molte, di reazioni simili; davanti allo sterco del demonio siamo tutti uguali, in fondo. Altro che davanti alla legge. “Sa – abbozzò tremulo il rappresentante del popolo italiano – veramente ci sarebbero tremila euro in più, vuole che?” Sorrisi. Caricai il sorriso di crudele compassione, sicuro che chi avevo di fronte non fosse stato in grado di cogliere la lieve finezza del mio gesto: “Non si preoccupi, lo consideri un regalo. Come si suol dire, a Natale si è tutti più buoni, no?” “Già, forse è davvero così.”

Il garbato fruscio della cartamoneta, pronta ad essere ricontata per l’ennesima volta, mi fece pensare ad un’intervista al pm Greco, apparsa qualche giorno prima sul Corriere della Sera: “Come fai a comprare una legge da un Parlamento che non riesce neppure a legiferare?” Non si può: noi, infatti, compriamo i parlamentari. Il passaggio brevi manu è diventato un retaggio, oserei dire romantico, del passato, scomparso dopo la Gotterdammerum del 92-94. C’era stata un’alterazione dei rapporti di forza: la politica aveva perso, almeno nei nostri confronti.

Semplicemente, non aveva più la credibilità di un tempo. Operazioni come quella che stavo compiendo erano di fatto scomparse. “Girano meno soldi”, sempre secondo il pm. Ha ragione: la corruzione ormai opera attraverso altri canali, più discreti, meno epici, camuffata nelle centinaia di migliaia di intermediazioni finanziarie quotidiane, immersa nel fluire delle transazioni della Borsa, inserita nelle sfumature di acquisizioni, fusioni, leveraged buy-out, consulenze; nel mercato, insomma. Nel grande libero mercato: das kapital, urbi et orbi.

Abbiamo sofisticato la corruzione, noi operatori del denaro: abbiamo rimosso il fisico, la carta: troppo lenta, troppo ingombrante, troppo poco versatile. Il nostro verbo è la dematerializzazione dei titoli di credito, il nostro camuffamento è il conflitto d’interessi, la nostra santa protettrice è la globalizzazione. “Nell’economia mondiale comandano le banche, gli hedge fund, i grandi gruppi di potere dell’energia”; bravo, pubblico ministero Greco. La politica ormai si usa come sponda, come porto sicuro, grande recipiente di mezze idee, di spunti legislativi pendenti e di praticabili soluzioni per chi rimane intrappolato nelle labili maglie della giustizia territoriale.

Dopo il grande spavento di mani pulite, la raffinazione da noi voluta ed imposta ha dovuto necessariamente fare proseliti nella classe politica di medio lignaggio, più che in quella degli alti livelli; attecchire nei quadri intermedi, intimoriti dall’entusiasmo popolare ed inseguiti dalle comunicazioni giudiziarie; instillarsi come un virus in quelli ancora da svezzare, operanti a livello locale: i più modellabili, quindi i più affidabili. E’ qua che abbiamo costruito il nostro vero successo, la nostra virtuosa architettura dell’illecito.

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