Il Mio Conto Offshore Ricadrà Su Di Voi

Pubblicato da Blicero il 5.01.2010

“Zi, zi, zi!” (“Vive, vive, vive!”) ruggiva al cielo la folla greca nel 1976 ai funerali di Alekos Panagulis, martire dei colonnelli. “Vive” come tutti i perseguitati politici di ogni epoca, di ogni nazione, di ogni regime. “Vive” come tutti coloro che hanno cercato di coltivare l’anatema della libertà in uno stato di cattività. “Vive” come coloro che hanno donato la vita per le loro idee.

Uno statista

Mi è capitato spesso di commuovermi, in questi giorni infami e giustizialisti, a vedere e rivedere su Youtube la commovente visita di Pierluigi Diaco alla tomba di Bettino Craxi. Garofani rossi contrapposti alla tenue luce tunisina, occhiali a coprire le lacrime e pietra bianca come il golpe che ha spazzato via una delle migliori classi politiche che l’Italia abbia saputo esprimere in 60 anni di stentata democrazia. Dal 2000 al 2010, dall’ultimo fax di Hammemet alla statuina della Madonnina, il decennio che se ne è andato è stato profondamente segnato dalle stimmate impresse sulla scena pubblica dall’abbandono del grande statista milasene Benedetto, detto Ghino di Tacco, detto Bottino.

In una drammatica intervista rimasta finora inedita il leader socialista, nonostante il disfacimento fisico causato dalla malagiustizia, si scagliava con la forza dei ruggenti tempi andati contro la scientifica operazione di pulizia partitica di certi “clan giudiziari”, nonché contro il vergognoso tradimento di compagni, amici, complici e coimputati:

Io sono condannato all’ergastolo, ho una pena a vita, perchè a una certa età un carico di questo tipo equivale all’ergastolo. La mia libertà equivale alla mia vita, nessuno mi può toccare, se mi tocca io muoio. Sono condannato all’ergastolo e a morte, punto e basta.

La proposta del sindaco di Milano di intitolare una via/piazza/strada al grande riformista socialista è un tributo non solo opportuno, ma dovuto. Ed anzi, io mi spingerei oltre: non più “Milano” ma “Craxigrado”; non più Italia, nome screditato e passatista, ma “Repubblica Riformista di All Iberian” – in modo da ricomporre la frattura e dipanare il sofferto trait d’union tra i periodi 1946-1994 e 1994-2010, che ha visto Bottino sia come protagonista del primo che come diretto ispiratore del secondo, dalle camere dell’hotel Raphael e poi dall’inglorioso esilio. Anche il divertissement lanciato da Gigi Diaco è degno di nota: dedicare una serata di Sanremo alla figura del grande riformista, un “momento musicale affidato ad Ornella Vanoni, Umberto Tozzi o Lucio Dalla, artisti che non hanno mai negato il loro affetto e la loro stima nei confronti del grande leader socialista.”

Ma l’afflato toponomastico e quello pop non sono assolutamente sufficienti.

La sua rivalutazione equivale alla nostra riabilitazione

Lei mi chiede un ricordo personale di Bettino Craxi, e io, mi creda, quando penso a lui, alla sua tremenda fine, davvero ancora non riesco a spiegarmi come sia stato possibile che abbia deciso di non tornare…

Biagio Agnes

Craxi come Giordano Bruno, Craxi come Dante, Craxi come Galileo, Craxi come Panagulis, Craxi come Mandela. Craxi, perchè no, come Gesù Cristo. Generatosi e non creato, la sue eredità continuano ancora a sconquassare il presente. C’è quella correntizia estero su estero, che ancora ha da essere scovata e recuperata. C’è quella politica, che lacera e divide come non mai. Ed infine c’è quella culturale, disseminata in anni di sfolgorante attività intellettuale e germogliata nei giardini delle sinistre riformiste e libertarie, ma anche nelle destre post-fasciste contrarie alla globalizzazione e refrattarie, giustamente, agli ipertrofici codici penali.

Ha perfettamente ragione Pigi Battista quando invita a non ridurre Craxi ai suoi “guai giudiziari”, anche per il semplice fatto che fu “l’unico leader politico condannato perchè ‘non poteva non sapere'” – e non, si badi bene, perchè aveva conti all’estero gestiti da un barista di Portofino, o quant’altro. Messia del socialismo europeo, Bottino “risollevò la bandiera del riformismo” e provò a rilanciare la fortuna di una sinistra “liberale, libertaria, antiautoritaria e perciò anticomunista” mentre il Pci si preparava all’impatto della caduta del muro di Berlino e della fine della storia.

Certo, commise errori, come tutti i grandi. Ma furono errori dettati dalla grandezza del suo progetto. Mario Pirani lo spiega bene su Repubblica: l’autonomia del Psi in un governo pentapartico, che ha portato alla scala mobile, all’imposizione alla Lady di Ferro del Mercato Unico Europeo e all’installazione dei Cruise per difendere l’Europa dal ricatto di Breznev, esigeva anzitutto un’indipendenza economica. Di qui la “scelta rovinosa delle tangenti, gli arricchimenti, gli scandali nel clima di cinismo realpolitik inalberato dal Capo”. Tuttavia, grazie alla meticolosa operazione dei forcaioli giacobini dalla manetta facile, il giudizio si è squilibrato da una parte sola. La realtà era, ovviamente, un’altra: tutta la vita politica italiana di quegli anni “era condizionata dai costi ‘impropri’ della democrazia”. Dc, Pri, Pli, Pci, tutti colpevoli, nessuno escluso. Quella che doveva essere una macelleria, Mani Pulite, risultò alla fine una meticolosa operazione chirurgica volta ad asportare quel fastidioso “corpo estraneo” che aveva un sogno così rivoluzionario e avantgarde. Rimase seriamente colpito solo il Psi, in quanto impersonificazione di Craxi – un’ingiustizia storica che brucia ancora.

Quello che ci resta, monito poderoso e tragico, è la solita fiaba dell’eroe che si batte da solo, preso a monetine, condannato, incompreso, insultato. La solita storia dell’uomo che rifiuta di piegarsi alle chiese, alle paure, alle mode, agli schemi ideologici, ai principii assoluti da qualsiasi parte vengano, di qualsiasi colore si vestano, e predica la libertà. La solita tragedia dell’individuo che non si adegua, che non si rassegna, che pensa con la propria testa, e per questo muore, ucciso da tutti, esiliato dalla propria patria.

Bettino, zi, zi, zi.

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Drop the Hate / Commenti (2)

#1

ivo
Rilasciato il 07.01.10

non riesco a carpire l’intento satirico dell’articolo, a parte il titolo, forse.

#2

ste
Rilasciato il 07.01.10

quanto mi piacciono i tuoi articoli.

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