Santa Inquisizione Popolare: Luca Telese

Pubblicato da Blicero il 23.01.2012

(“Santa Inquisizione Popolare” è una nuova sezione de La Privata Repubblica che si occupa di portare giustizia nel mondo delle Lettere e della Satira assicurando alla sbarra i colpevoli dei più odiosi crimini giornalistico-letterari.)

La sezione giudiziaria della Santa Inquisizione Popolare contro L’Indecenza Letteraria (SIPOPIL) si è riunita in data 23/01/2012 per giudicare l’imputato TELESE Luca, incriminato per aver propalato uno scritto dal titolo “Risse, tariffe (e birra): cronache liberalizzate“. I capi d’accusa sono i seguenti: oltraggio alla creatività (Art. 2 c.p. LPR); povertà di spirito (Art. 17 c.p. LPR); strabordamento lipidico di presunzione (Art. 29-ter c.p. LPR); auto-pompaggio di ingiustificato egotismo (Art. 52 c.p. LPR).

Il TELESE, addentrandosi arditamente il 22/01/2012 in territorio satirico, divulgava al pubblico una presunta “cronaca” ucronico/distopica del paese ITALIA in seguito a liberalizzazioni selvagge promosse da un governo tecnocratico non meglio specificato. L’imputato, coscientemente colpevolmente della circostanza di non essere assolutamente in grado di padroneggiare i weird names di stampo pynchoniano, pervicacemente somministrava alle vittime perifrasi fortemente lesive della Decorosità Satirica così costruite:

Scettico Tecnicorum, cinquantanni, architetto, dopo un anno di privatizzazioni non sapeva ancora cosa pensare della Grande Rivoluzione che si era abbattuta sul Paese in quei 12 mesi.

Il TELESE proseguiva l’esecuzione del suo disegno criminoso con atti volti ad imprimere nel lettore una gretta visione della realtà sotto il bieco paravento della riprovevole pratica – rinomata in ambienti di Pseudo-Satira Povero-Clandestina – del “Tanto Questa È Satira, Quindi Sono In Grado Di Spacciare Più Agevolmente Le Mie Cialtronesche Cazzate (E Se Qualcuno Mi Accusa Di Mediocrità, Posso Sempre Dire: ‘Non Capisci La Satira, Studia’)”:

Suo figlio Enrico, giovane avvocato, era completamente immerso nella guerra delle tariffe. Per i grandi studi non era cambiato nulla, se non la difficoltà dei preventivi, che nel caso del processo penale erano praticamente impossibili (se vieni assolto, se patteggiamo, se si sentono altri testimoni … Era come giocare al totocalcio). Per Enrico, invece, era cambiato tutto, perché per prendere clienti accettava qualsiasi lavoro a qualsiasi prezzo, e restava sveglio tutte le notti a preparare le sentenze.

Secondo numerose testimonianze raccolte dalla Pubblica Accusa, inoltre, il TELESE, nel portare a compimento il suo intento criminogeno, avrebbe rapito in stile RAF un professore di Semiotica per cercare di infodere una qualsivoglia parvenza di senso compiuto al seguente frammento conclusivo del corpo di reato:

Alla fine, la grande battaglia di idee sulle liberalizzazioni finì. E non rimasero né vincitori, né vinti, né idee. Forse era meglio quella contro l’evasione? L’avrebbe voluto chiedere al segretario del suo partito. Quello che beveva birra e preparava i discorsi dentro i bar. Lesse sul giornale che era impegnato in un vertice con il segretario del partito di centro, e quello del partito di destra, tutti convocati dal premier. Se non altro, il governo tecnico, continuava a occuparsi dei disoccupati.

Orbene, per acquisita giurisprudenza sono da considerare penalmente offensivi anche i più miseri tentativi di battute che coinvolgono a) Pierluigi Bersani triste/grigio/segretario del Partito Democratico; b) il parallelismo tra “disoccupati” e “politici” e “nostri dipendenti” e “politici”; e c) Pierlugi Bersani che beve una birra da solo mentre prepara un discorso politico. In più, la legge c.d. “Rabelais” (l. n. 256 del 3 marzo 1534) fa espressamente divieto a “ex redattori de Il Giornale, conduttori assunti dall’emittente radiotelevisivo LA7 e scialbi propagatori di sconclusionate metafore” di “indulgere in attività satiriche o anche para-satiriche”, confinando i potenziali rei alla cronaca spicciola di eventi di costume nonché alla rieducazione presso la casa di cura “Kurt Vonnegut III” sita in Frosinone (Romania). Non è pertanto ravvisabile alcun margine per concedere le attenuanti al TELESE – anzi.

P.Q.M.

Il SIPOPIL dichiara l’imputato TELESE Luca colpevole dei reati lui ascritti e determina la pena in: anni SETTE di reclusione coatta al Kunsthaus Tacheles di Berlino; anni DIECI di lettura reiterata del manoscritto “Dog of South” dell’autore Charles Portis; anni TRE di ripetizione ininterrotta di monologhi di Stewart Lee recitati con l’inflessione di Carmelo Bene.

Il SIPOPIL determina altresì come pena accessoria per il TELESE Luca l’interdizione perpetua all’utilizzo della scrittura.

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Drop the Hate / Commenti (2)

#1

Charles Benson
Rilasciato il 25.01.12

Sia gloria al SIPIL !

#2

da Fogliano
Rilasciato il 28.01.12

Il famigerato MinCulPop,sarebbe stato più clemente!…solo una leggera somministrazione (mezza bottiglietta) di olio di ricino per provare se il nostro Telese sarebbe riuscito a farci ridere.

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