Waterboard Me!

Pubblicato da Blicero il 22.04.2009

Taxi To The Dark Side

Era l’agosto del 2008 quando il controverso giornalista Christopher Hitchens (59 anni, sovrappeso, gran bevitore e fumatore accanito), dopo aver più volte difeso la pratica del waterboarding, decise di sottoporsi ad una seduta di questa particolare forma di “interrogatorio”. Incappucciato, ammanettato e portato in una località segreta l’autore para-neocon resistette stoicamente per pochi secondi ed il risultato fu un lungo articolo di copertina sull’edizione americana di Vanity Fair (che, a differenza di quella italiana, è abbastanza seria) dal titolo piuttosto eloquente: “Credetemi, è tortura”. Grazie mille, ma lo sapevamo già.

Lo scorso giovedì, invece, il Dipartimento di Giustizia statunitense ha reso pubblici i memorandum (anche se sarebbe meglio definirli “Linee Guida Per Massacrare Mentalmente I Sospetti Terroristi”) utilizzati dalla CIA negli interrogatori dal 2002 sino a qualche tempo fa. Il Presidente Obama ha dichiarato in simultanea che non saranno perseguiti giudizialmente gli agenti che li hanno materialmente messi in pratica. Le due decisioni concomitanti hanno destato grande scalpore: la pubblicazione dei materiali di intelligence (pur essendo già stati scoperti in più occasioni dalla stampa nazionale & internazionale) non è piaciuta un granchè all’Agenzia; la garanzia presidenziale dell’immunità/impunità ha gettato nello sconforto tutti i fighetti pseudo noglobal-disinistra-progressisti-sviluppoequosostenibile che sono convinti che il Presidente degli Stati Uniti non sia il Presidente degli Stati Uniti perchè Shepard Fairey gli ha fatto il poster elettorale e perchè parla di energia rinnovabile e di disarmo nucleare. E si, anche Veltroni è incluso in questa categoria, ovunque egli sia.

L’oscura arte dell’interrogatorio

In realtà la decisione di Obama era piuttosto scontata – la sua impalcatura politica poggia le fondamenta a norma antisismica su due semplici parole: “buona fede”. Chi interrogava aveva il beneplacito degli ufficiali, che a loro volta erano stati istruiti in tal senso dalle loro più alte sfere, sino ad arrivare ai memorandum redatti dalla Casa Bianca, cioè dalla Repubblica Federale. La mala fede, oltre ad essere impossibile da provare, è in questo caso una categoria inesistente/non giuridica/non punibile. E c’è una questione che sta ancora più a monte: la CIA e la tortura (o, com’è definita in legalese, “enhanced interrogation technique”) sono termini non scindibili tra loro da almeno 50 anni.

E’ del 19631 il primo manuale – Kubark2 Counterintelligence Interrogationad uso interno CIA per condurre gli interrogatori. Fu utilizzato dagli agenti della Compagnia, in funzione anti-comunista, in Vietnam, in America Latina e presso la “School of the Americas” almeno fino alla stesura del secondo manuale, lo Human Resource Exploitation Training Manual del 1983. Quando l’11/9 pose fine ai “felici” anni ’90 e mutò violentemente il contesto geopolitico globale la risposta dell’Agenzia non si fece attendere.

Il primo memorandum risale all’agosto del 2002 e porta la firma di Jay Bibee – a questo ne seguirono altri, fino al 2005, che sono stati usati nelle prigioni CIA3 dislocate in mezzo mondo. Il codice penale statunitense definisce la tortura come un atto “specifically intended to inflict severe physical or mental pain or suffering“. E’ su questo presupposto legislativo che i giuristi della Casa Bianca hanno iniziato ad elaborare e definire il concetto legale di “tortura malevola” (o “Tortura-Tortura”), cioè una tortura che per essere tale deve essere supportata dalla malvagità e, appunto, dalla mala fede del torturatore – in pratica, un interrogatorio sfocerebbe in tortura solo se fosse ideato e diretto da Eli Roth e condotto da Hannibal Lecter.

Obama si è ricollegato specificatamente a questo punto: gli agenti della CIA operavano in buona fede; quindi non sono punibili; quindi le tecniche di interrogatorio usate dall’amministrazione Bush sono accettabili, almeno sotto il profilo giuridico. Non c’è tempo di punire i colpevoli, abbiamo una guerra da portare avanti che ci impone una seria riflessione su come comportarsi in futuro – il passato lo lasciamo all’opinione pubblica e alle associazioni per i diritti umani.

B&R

Giusto? Sbagliato. E se gli agenti avessero operato in mala fede? Sarebbe stata tutta un altra storia? No, affatto.

Rorschach e terrore

Secondo Michel Foucault, una pena comminata attraverso la tortura ed il supplizio deve rispondere a tre regole: 1) deve produrre una quantità di sofferenza misurabile, comparabile, gerarchizzata, corporalmente dettagliata e indelebile; 2) è la manifestazione per eccesso del ceremoniale della giustizia, cioè del suo trionfo; 3) è un rituale organizzato per il marchio delle vittime e la manifestazione di potere per chi punisce4.

Tendenzialmente sono i regimi dittatoriali a ricorrere alla tortura così definita: è successo in Grecia con i colonnelli, in Cina, in Cile, in Argentina, in Iraq e così via. Ma la tortura americana è sensibilmente differente – è un sistema di costrizioni di tipo prettamente psicologico con ricadute fisiche molto più limitate rispetto alla tortura tradizionalmente intesa. L’esempio più lampante è rappresentato da Abu Ghraib: l’uomo incappucciato con gli elettrodi attaccati alle mani, la piramide di corpi nudi accatastati l’uno sull’altro, i prigionieri tenuti a guinzaglio dalla soldatessa Lynndie England, etc. Ma il caso da cui scaturiscono i memorandum è quello di Abu Zubaydah.

Aprile 2002, un tremendo clima di paranoia e terrore post-11/9, Pakistan: durante uno scontro a fuoco Zubaydah, luogotenente di Al-Qaeda, viene ferito, catturato dalle Forze Speciali e trasferito in un luogo sicuro in Tailandia. Una squadra CIA dovrebbe essere in loco per interrogarlo ma non si è ancora fatta vedere; gli agenti FBI, dopo avergli curato le ferite, incominciano a fargli delle domande e riescono ad ottenere informazioni su di un attentato rivolto ad un paese alleato, ma Zubaydah contrae la sepsi e corre seriamente il rischio di morire. Il direttore della CIA di allora, George Tenet, va su tutte le furie non appena viene a sapere che l’informazione non è stata ottenuta dai suoi uomini ma dall’FBI, che continua ad interrogare il terrorista in ospedale, venendo così a scoprire che “Moktar,” ovvero Khalid Shaikh Mohammed,  ha pianificato l’11/9. Un grande successo, destinato però a fallire miseramente non appena la CIA prende in mano gli interrogatori.

Tortura

Il primo memorandum contiene tutte le tecniche da utilizzare con Zubaydah. Sono: privazione del sonno; nudità; vari tipi di schiaffi; “attention grasp”5; waterboarding (nel caso di specie, il prigioniero è stato sottoposto 83 volte alla simulazione di annegamento); modificare la temperatura della cella (in un articolo del New York Times si dice che il corpo di Zubaydah è diventato blu per il freddo) e sparare in essa i Red Hot Chili Peppers a massimo volume; rinchiudere il prigioniero in un box pieno di insetti innocui, salvo dirgli che gli insetti sono tutti velenosi; molte altre “tecniche di interrogatorio” non esattamente ortodosse.

Tuttavia, il memorandum non ha fatto altro che tradurre nel linguaggio giuridico una serie di misure che sono nate in un altro campo: quello della psicologia.

La psicologia della tortura

I capi dell’esercito e gli psicologi militari non hanno dubbi: la presenza degli psicologi sul campo rende gli interrogatori sicuri, efficaci e, soprattutto a norma. Ma non è così: gli psicologi, in realtà, sono coloro che hanno ideato simile tattiche e che hanno insegnato agli agenti come usarle.

Un ruolo centrale è stato giocato da due psicologici (presenti in Tailandia): James Elmer Mitchell e Bruce Jessen. Entrambi hanno lavorato ad un programma segreto chiamato SERE (“Survival, Evasion, Resistance, Escape“) che aveva come obiettivo primario quello di addestrare i soldati a resistere alla prigionia, qualora fossero caduti in mano nemica. Mitchell e Jessen hanno rielaborato quelle tecniche per renderle spendibili nella Guerra al Terrorismo in corso. In sostanza i due hanno riadattato gli strumenti della tortura cinese, che notoriamente non è mai servita ad ottenere informazioni sensibili su attentati e bombe ticchettanti – il suo ruolo ontologico-politico era infatti quello foucaultiano di manifestere crudelmente il potere di chi punisce, e null’altro.

La situazione contiene in sè una discreta dose di ironia. La connotazione psicologica6 della tortura statunitense sortisce lo stesso effetto (se non peggiore) della tortura totalitaria: fa stare zitti i sospetti e i prigionieri. Gli agenti CIA che hanno interrogato Zubaydah avevano come scopo quello di diventare il suo “Dio” – una mossa geniale per far parlare un fondamentalista islamico che agisce in base a motivazioni religiose. Una tale tecnica di interrogatorio non è soltanto eticamente disgustosa e palesemente illegale, è anche tatticamente disastrosa.

Waterboard Me!

Tuttavia, come si è visto in precedenza, tali pratiche sono radicate nell’intelligence americana almeno dagli anni ’60 (Guerra Fredda) ed hanno ormai raggiunto uno status quasi consuetudinario – sono un fatto che ormai attiene esplicitamente alla sfera politico-culturale di certi ambienti americani. Denis C. Blair (Direttore dell’Intelligence Nazionale) l’ha involontariamente (ma nemmeno troppo) messo nero su bianco: “Alla luce di una chiara, assolata e sicura giornata di aprile del 2009 questi metodi sembrano violenti e disturbanti, ma noi difenderemo in tutti i modi coloro che si sono avvalsi di questi memorandum”.

Una “chiara, assolata e sicura” giornata del 2009. Il riconoscimento del fallimento sottointeso è evidente ed ha un significato ben preciso: tutte queste dosi massicce di tortura non sono servite a nulla. La Guerra al Terrorismo (ammesso che ci sia mai stata una guerra) non è stata altro che un’esplosione razionale di una rabbia senza limiti e fuorilegge, da cui la nuova amministrazione Usa sta cercando di uscire nell’unico modo possibile: con un’amnistia.

  1. E’ stato desecretato dalla NSA nel 1997, grazie al FOIA (Freedom of Information Act). []
  2. Criptonimo di CIA. []
  3. Nell’ambito del programma di extraordinary rendition dei sospetti terroristi – tra cui, in Italia, il caso Abu Omar. []
  4. Sorvegliare e punire: la nascita della prigione, 1975. []
  5. In pratica, prendere il prigioniero per il collo e scuotergli la testa velocemente. []
  6. E, in un certo senso, anche culturale: i Red Hot Chili Peppers diffusi a massimo volume nella cella… []

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Drop the Hate / Commenti (12)

#1

Ted
Rilasciato il 23.04.09

“perchè Shepard Fairey gli ha fatto il poster elettorale e perchè parla di energia rinnovabile e di disarmo nucleare”

Non è che ha parlato solo di questo. La contrarietà a ogni forma di tortura è stata esplicitata più volte da Obama.

#2

Ted
Rilasciato il 23.04.09

(cmq sul nostro Vainity Fair ci scrive Bondi, mica cotica)

#3

inaudita altera parte
Rilasciato il 23.04.09

Obama……..è solo negro, per il resto è americano!

#4

McLaud
Rilasciato il 23.04.09

In effetti ci sarebbe una piccola osservazione da fare: se è vero che certe modalità di tortura erano espressamente “codificate” ed approvate dalle più alte sfere del potere statunitense, ciò non significa comunque che conformarsi ad esse fosse lecito solo perché mancava “mala fede”.

Obbedire ad ordini illegittimi non esime l’autore dalla responsabilità per i crimini commessi.

E forse è proprio perché l’amministrazione Obama è consapevole che quelli commessi sono crimini (ed anche tra i più esecrabili) che ha manifestato il suo intento politico di non volerli perseguire.

“Hanno commesso ogni sorta d’atrocità, ma a noi sta bene così”: questo è il messaggio che deve arrivare anche a chi è convinto “che il Presidente degli Stati Uniti non sia il Presidente degli Stati Uniti”, come giustamente hai detto.

Sicuramente ne sarà lieto chi sarà “non-torturato” in futuro da parte di coloro che sono riusciti impunemente a maturare un eccellente curriculum nel settore.

#6

McLaud
Rilasciato il 24.04.09

Veramente geniale…specialmente la “enhanced self-justification technique”!

#7

Luca
Rilasciato il 24.04.09

Secondo me è tortura solo da Californication in avanti.

#8

Andrea Poulain
Rilasciato il 24.04.09

e se avesse ragione inaudita altra parte..cioè è vergognoso dai.che scusa è?probabilmente neanche chi azionava il gas nelle camere naziste lo faceva da arrabbiato o in malafede, allora salviamo ache i gerarchi nazisti?
proprio un brutto posto il mondo

#9

FDM
Rilasciato il 25.04.09

ottimo articolo.

#10

Gps
Rilasciato il 25.04.09

“The only guys left to punish for the torture, are the guys we tortured” LOAL

#11

McLaud
Rilasciato il 25.04.09

…ah, e dopo la buona fede dei torturatori americani, oggi non possiamo proprio mancare di commerare la buona fede dei repubblichini!

Buona festa della Buona Fede a tutti!

#12

Brevi della settimana #1 | L'Olandese volante
Rilasciato il 26.04.09

[…] di una tortura: il waterboarding. La Privata Repubblica ci racconta la storia del waterboarding, una delle torture presenti nel manuale della CIA. Questa tortura […]

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