Vomito & Lacrimogeni: La Protesta #NoTav Secondo La Polizia

Pubblicato da Blicero il 23.10.2012

«Online i segreti della Polizia», titola con squillo di fanfare L’Espresso, riferendosi ai 3500 file leakati dal sito della Polizia di Stato e pubblicati da Anonymous sull’Internets. Al tramonto del 2012 scopriamo che la sicurezza informatica delle Forze dell’Ordine è più penetrabile di una pornostar ceca durante una gangbang particolarmente affollata. E questa è la vera notizia di oggi, dato che di grandi «segreti» non v’è traccia.

Ci sono Cud, buste paga, foto di gruppo, slide di cazzeggio impiegatizio (si veda il file «la pomata.ppt».), elenchi, intercettazioni ambientali, scampoli di mail private, richieste di dotazione varia, copy/paste di articoli trovati in giro per il web1, ecc. In definitiva, la maggior parte del materiale è una montagna di scartoffie burocratiche fondamentalmente inutili. Tuttavia, e specialmente in relazione al materiale sui No Tav, qualcosa di interessante si riesce a trovare.

Anzitutto, c’è un lungo documento di monitoraggio sui «sodalizi della sinistra extraparlamentare e della destra antagonista». È abbastanza curioso ricordare come negli anni ’90 i centri sociali venissero considerati dalla Polizia degli «importanti ammortizzatori sociali», a cui addirittura riconoscere «il diritto di parola, il diritto di manifestare il proprio dissenso, il diritto di opinione; quindi, anche un diritto di protesta, che non possiamo certo contrastare» (cit. Polizia e protesta, Della Porta/Reiter). Ora, come emerge dal dossier, la Polizia è tornata a considerarli alla stregua di pericolosi e irrecuperabili eversori.

Poi c’è l’episodio della caduta dal traliccio di Luca Abbà, visto attraverso gli occhi di un dirigente di Polizia che si trovava «innanzi agli occupanti della baita»:

Nel tentativo logico e naturale di rappresentare la pericolosità di salire sul traliccio di corrente elettrica e di indurre la persona a scendere l’assistente della Polizia di Stato […] nell’immediata vicinanza provava a salire sul traliccio quando ABBA’ era già abbastanza in alto, scambiava alcune parole, scendeva per prendere corda e moschettone di sicurezza e risaliva sul traliccio […] quando ormai ABBA’ era già alto. […] L’azione di Abbà solo proseguiva verso la sommità e andava ancora più vicino ai fili elettrici tanto da tenersi con una mano alla staffa del traliccio. Avvicinandosi Abbà ai fili si udiva una scintilla e – mentre lo scrivente spostava lo sguardo verso il traliccio – vedeva una luce chiara con uno scoppio e vedeva il corpo di Abbà cadere nel terreno sottostante. Durante tutta questa azione sul traliccio lo scrivente non ha visto più l’assistente significando che era oramai sceso fermandosi sotto il traliccio. Il personale di polizia esperto in manovre di corda sotto il traliccio ha prestato il primo soccorso2.

Un altro documento interessante è una lettera piuttosto rabbiosa del Siap (Sindacato Italiano Appartenenti Polizia) inviata lo scorso 4 settembre al Ministro dell’Interno Cancellieri e al «Signor Capo della Polizia» Manganelli. In essa si legge che «non c’è più alcun movimento democratico di protesta, ormai da tempo è tutto in mano ai violenti, che hanno trasformato il sedicente campeggio di Chiomonte in una palestra eversiva. […] Un manipolo di aspiranti guerriglieri ha di fatto creato le condizioni affinché si creasse una sorta di extraterritorialità che non possiamo più tollerare». Ad avviso del Siap, dunque, non può più «essere ignorato il senso di scoramento, frustrazione e rabbia che ormai pervade l’animo di tutti gli operatori […] che vengono quotidianamente mortificati nelle loro funzioni». Infine – similmente a quanto successo ai loro omologhi greci a Keratea – il sindacato accusa la politica di non voler prendersi le sue responsabilità e minaccia di adire le vie legali per verificare se «ulteriori feriti tra le nostre fila saranno causati dall’aver omesso, attraverso le disposizioni impartite, la salvaguardia della sicurezza e della salute dei lavoratori delle forze di Polizia».

Anche la relazione di servizio effettuata dopo i feroci scontri del 3 luglio 2011 è notevole, poiché permette di toccare con mano il fallimento di un certo tipo di gestione dell’ordine pubblico. Se si guarda un video qualsiasi di quel giorno, si nota come i manifestanti siano stati letteramente sommersi dai lacrimogeni. Ora, grazie a questa relazione, possiamo conoscere il numero esatto di candelotti sparati (alcuni ad altezza d’uomo) nell’arco di poco più di sei ore: 4357 (quattromilatrecentocinquantasette) – 2157 dai Reparti Mobili, 2000 dai Carabinieri e 200 dalla Guardia di Finanza.

Un uso così massiccio ha funzionato, almeno? Tutt’altro. «In sede di debriefing», infatti, è venuto fuori che i lacrimogeni non solo «si sono rivelati inefficaci nell’allontanamento dei manifestanti», ma che hanno avuto «effetti nefasti» sul personale,

peraltro affaticato nella respirazione già accelerata dalla corsa e complicata dall’uso delle maschere anti gas, rese altresì permeabili dal sudore, i cui filtri sono stati messi a dura prova dalla lunghezza dell’esposizione […]. Frequentissimi gli episodi di vomito, irritazione cutanea, intossicazione, stato confusionale transitorio.

Ok, i lacrimogeni non hanno funzionato. E gli idranti, «della cui ultima data di impiego in questa provincia non si ha memoria»?

Gli idranti […], fatto salvo in un settore di impiego favorevole per la dislocazione, non hanno sortito l’effetto deterrente sperato, essenzialmente a causa dell’indebolimento del getto causato dalla vegetazione in cui si riparavano i manifestanti e dalla posizione svantaggiata dal basso verso l’alto in cui erano posizionati. […] Peraltro lo svuotamento degli idranti avveniva in soli 6 minuti ed i tempi di ricarica erano estremamente lunghi e le operazioni piuttosto complesse.

Perfetto: lacrimogeni e idranti sono stati pressoché inutili. Fortunatamente l’equipaggiamento ha retto, no?

L’equipaggiamento in dotazione, scudi tondi, scudi quadri e protezioni per arti inferiori e superiori, in uso al personale più esposto ha subito severi danni a causa del lancio di pietre, bulloni e biglie, avvenuto anche con fionde e frondole, cui non sempre ha resistito.

Conclude il relatore:

sarebbe auspicabile, in scenari estremi come quelli affrontati, poter disporre di mezzi più risolutivi per mantenere distanze adeguate tra gli sbarramenti di polizia ed i manifestanti, strumenti efficaci ai fini di una reale deterrenza, ma che non abbiano effetti di depotenziamento fisico e cognitivo.

Insomma, secondo la Polizia quella giornata è stato un disastro su tutta la linea. Del resto, nel saggio Polizia e protesta un poliziotto si era espresso così sui rischi connessi alla gestione puramente coercitiva della protesta:

Quando si riesce a contenere l’ordine pubblico, allora l’ordine pubblico contenuto non è motivo di notizia. Quando invece l’ordine pubblico non è contenuto, o per colpa nostra, o perché i motivi della contestazione sono particolarmente alti, allora in quel caso lì, se c’è l’ordine pubblico, tafferugli, contatti, violenza, in quei casi lì si va finire oltre che sui rotocalchi, anche a inchieste ministeriali, si va a finire che i partiti politici fanno interpellanze parlamentari e ministeriali. Ci sono sempre delle conseguenze.

Chissà se chi ha scritto quella relazione ha pensato alle parole del collega.

  1. In quest’ultima categoria rientra il documento sugli agenti infiltrati, che non è un «manualetto», come ho letto in giro: è semplicemente la copia su Word di un articolo giuridico scritto nel 2003. []
  2. Grassetto mio. []

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Drop the Hate / Commenti (1)

#1

La Mala Educación #NoTav: Genitori, Minorenni E Cattivi Maestri | La Privata Repubblica
Rilasciato il 25.11.12

[…] del carotaggio, i misteri della trivellazione e la gioia provata da un agente di polizia nello sparare più di 4000 lacrimogeni in poco più di 6 ore e nel vomitarsi addosso per l’esposizione prolungata ai […]

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