La Ministronza E L’Umido

Pubblicato da Blicero il 20.11.2009

Ministronza

Lo sporco e il pulito

Sono ormai un paio d’anni che la satira italiana è confinata in uno scantinato, nutrita a malapena, picchiata ripetutamente, costretta a vedersi rimpiazzata dalle battute sugli accenti meridionali, dai vertici della Fao e da Nicholas Farrell. Ogni volta che questa cerca di riaffiorare dal sottosuolo per afferrare uno spiraglio di luce viene puntalmente ricacciata nel sottosuolo – un’ingombrante presenza oscena che non ha alcun diritto di reclamare il suo spazio.

L’ultimo caso è stato quello del fumetto di Alessio Spataro, “La ministronza“, interamente incentrato sulla figura della ministra Giorgia Meloni. La polemica è arrivata sui giornali l’11 novembre, molti mesi dopo la pubblicazione delle tavole sul blog. Le barricate le hanno alzate i soliti reazionari clerico-berluscloniani, naturalmente senza aver letto il fumetto. “È un qualcosa di sconcertante che con la satira non ha nulla a che vedere”, ha tuonato La Loggia. Lupi: “Quella di Spataro non è satira, è solo spazzatura1”. Ma le critiche più “feroci” sono arrivate dalle donne. Per il ministro delle Pari Opportunità Carfagna siamo di fronte all'”ennesimo imbarbarimento dello scontro, che nulla ha a che vedere con la politica [infatti è satira, nda], ed in mezzo ci finisce per l’ennesima volta una donna”. Cattivi. Gelmini: “Il libro contro il ministro non è esercizio di satira ma solo di volgarità”. Maleducati.

Dopo le donne del Pdl non potevano certo mancare quelle del Pd. Concia: “La satira è satira, ma nel caso di Giorgia Meloni mi sembra che si sia sconfinati nell’offesa feroce e gratuita, oltre che in una volgarità sicuramente inaccettabile”. La satira, infatti, è ontologicamente volgare: quindi la satira non è satira. Non fa una piega. Infine, la Bindi: “Il libro di fumetti sulla Meloni mi sembra un’operazione molto misogina”. Oh, no!

Asciugati velocemente i reflui ampiamente preventivabili della “destra”, la discussione si è spostata sul fatto che anche le donne del Pd fossero contrarie al fumetto di Spataro. Un perfetto sillogismo: se lo dicono pure loro, è ovvio che la Meloni è una vittima e che l’autore ha sbagliato. Anzi, non solo ha sbagliato, ha fatto di peggio: è diventato Berlusconi2. Chiara Saraceni scrive esattamente questo su Repubblica:

 

Qual è la differenza tra la cultura (cultura?) del presidente del Consiglio che parla delle donne come piacevoli oggetti d´arredamento e di consumo, salvo insultarle quando non rientrano nel ruolo e quella del disegnatore di fumetti che per criticare una ministra che non gli piace utilizza le allusioni sessuali più grevi e in generale la squalifica come essere umano? In entrambi i casi siamo di fronte ad una cultura maschile che non riesce a fare i conti con la presenza delle donne sulla scena pubblica […] come esseri umani alla pari.

Esauritasi nel giro di qualche ora sui media tradizionali, il dibbattito è proseguito in rete, nella lit-blogosfera che ti toglie dal blogroll se le tue sinapsi non esplodono – come in Scanners di Cronenberg – al contatto con la Letteratura Del III Millennio.

Riassumo. Le donne hanno la vagina anche in un fumetto satirico! Sessismo. Perdono liquidi! Disprezzo anti-femminile. Fanno sesso in maniera disgustosa! Misoginia. Hanno il culo grosso! Cultura maschilista. Sono disegnate in maniera caricaturale! Stereotipi del maschio patriarcale. Sono rozze, sgradevoli e parlano in dialetto! Simone de Beauvoir disapproverebbe. Puzzano! Fallocrazia.

Del resto è impossibile darsi il senso dell’umorismo, se uno non ce l’ha.

Lo sfottò e la donna

“Se piove merda, e chi chiamerai?” si chiedeva Bill Murray in Ghostbusters II. A metterci l’ombrello per riparare il lit-circoletto dallo scroscio di noia, autoreferenzialità e tono da après nous le déluge ci pensano i Wu Ming, con un paio di commenti sul blog in questione.

Quelli più interessanti sono di Wu Ming 1: lo scrittore si chiede se la satira di Spataro sia effettivamente satira o sfottò fascistoide. La differenza la fornisce Daniele Luttazzi nel lungo articolo “Mentana a Elm Street“:

L’umorismo è sospensione del sentimento e può arrivare fino al cinismo; ma se sei cinico a spese di una vittima e ne prendi in giro la sofferenza, fai umorismo fascistoide, cioè eserciti una violenza. […] La violenza sulla vittima non è un tabù che si può infrangere come niente fosse. Ne va della democrazia. E della civiltà. Infatti è comicità fascistoide […]. E’ un attimo caderci, se non si sta attenti.

Il nodo si scioglie facilmente: il ministro Meloni, essendo una donna di potere con una determinata storia alle spalle e inserita in un preciso contesto politico, non è certamente una vittima. Appurato questo, Wu Ming 1 tira in ballo Klaus Theweleit (“Fantasie Virili“) e Jonathan Littell (“Il secco e l’umido“) per porre l’accento sulla rappresentazione della donna Meloni, spogliata della sua sovrastruttura politico-istituzionale:

Se Meloni fosse stata uomo, Spataro l’avrebbe attaccata con quell’approccio, cioè mettendone in pagina troiaggine e, soprattutto, secrezioni? Perché quando il bersaglio è donna (e l’autore maschio) si arriva subito e sempre all’umido, al senza-forma, all’appiccicoso, allo scivoloso, mentre se il bersaglio è uomo non succede quasi mai? L’uomo è “asciutto”, la donna è “umida”. L’uomo diventa umido/unto solo se è frocio o se ha un macroscopico difetto fisico (l’obesità, ad esempio).

Spataro ha dunque usato strumenti concettuali fascistoidi nel disegnare e caratterizzare la Meloni? Per rispondere al quesito non serve molto: basta analizzare le tavole più significative del fumetto – cosa che praticamente nessuno ha fatto.

Il molle e il rigido

Se si accetta una maniera “fascista” di produrre la realtà, allora si deve anche accettare che il fascismo non è solo una questione di forma dello stato e neanche semplicemente di forma economica, né tantomeno di sistema.

Questa è la teoria portante dell’opus magnum di Theweleit3: il fascismo non è solamente un’ideologia distorta; è uno stato prettamente corporale che in quanto tale produce un determinato tipo di realtà. La psicoanalisi freudiana non basta a comprendere appieno il fascista, bisogna fare ricorso alla psicoanalisi dell’infanzia, alla psicosi e all’antipsichiatria francese (Deleuze & Guattari). Il fascista, infatti, è il “non completamente nato”, colui che non ha mai effettuato la separazione dalla madre e che pertanto non è mai riuscito a sviluppare un proprio Io. Per non soccombere, il fascista si è fatto costruire (dalla scuola, dall’esercito, etc.) una “corazza” esteriore, un'”armatura muscolare” che lo protegga dalle proprie incontrollabili pulsioni.

L’aspetto fondamentale è che la corazza del corpo, nella sua motricità muscolare, si erge non soltanto contro un’esteriorità minacciosa, contro il “brulicare” della realtà, la femminilità vorace o il proletariato melmoso che sovverte l’ordine del mondo, ma anche contro la propria interiorità corporea, contro il miscuglio di sangue e merda che il maschio-soldato, minacciato dalla frammentazione, teme che riempia le sue viscere4.

Tuttavia, questo Io-corazza che si erge sopra i flussi corporei, la melma, le paludi e tutto quanto scorre è estremamente fragile: nei momenti di crisi si disgrega e il fascista rischia di essere travolto dalla “dissoluzione dei limiti personali”, cioè dall’esondazione dei suoi liquidi.

Resta da vedere se la teoria in questione è applicabile: a) ad una donna b) ad una donna fascista; c) in un contesto satirico. A mio avviso è possibile. L’approccio di Spataro è corretto –  anche se la tecnica/qualità del fumetto non è eccelsa.

Il fallo e la clitoride

Nell’episodio n°3 del fumetto, il personaggio Giorgia Mecojoni “s’assopisce su certi pensieri fallici e perversi […] e comincia a sognare i suoi amori passati…”

Ministronza 2

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Il personaggio è circondato da falli pronti ad esplodere. Ma non può mostrare le sue intime pulsioni, dato che è una donna fascista di potere, e quindi comanda al proprio corpo di non sudare (non espellere liquidi, rimanere asciutta) e di conseguenza l’umido si concentra nella vagina provocandole un’assurda erezione clitoridea. Ed è grazie a questo fallo artificiale (sieg heil) che la donna può ergersi sugli altri falli fascisti, come si vede nell’ultima vignetta.

Ergersi sull’erezione, ottenere un fallo supplementare per stagliarsi sulla rigidità della realtà onirica: la corazza è salva. La donna fascista, essendo secca e dritta, ottiene il rispetto dell’uomo fascista perchè è esattamente come lui – o almeno mira, nemmeno troppo inconsciamente, a diventarlo, rimuovendo le proprie secrezioni.

L’asciutto e il fluido

Ma la realtà (satirica) è diversa. Ed è estremamente liquida.

Ministronza 3

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In un altro episodio de “La ministronza” la Mecojoni incontra il nipote di Licio Gelli, di cui si infatua subito. L’armatura si crepa pericolosamente sotto i colpi degli impulsi sessuali. Non c’è diga che tenga, i fluidi corporei tracimano incontrollati dal corpo del fascista, rimasto privo di difese.

Ministronza 4

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Qui entriamo più propriamente nel registro satirico del fumetto. Il nipote di Gelli caga in faccia alla Mecojoni provocando una reazione scomposta e violenta che provoca piacere (a lui) e sbigottimento (a lei). Le tavole in questione sono quelle più controverse, e anche le più fraintese.

Ministronza 5

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Ora, a me pare che il focus non vada puntato sul personaggio femminile, ma su quello maschile. Molti (specialmente le donne) hanno avvertito in questo cambio di prospettiva l’errore di Spataro, l’oggettivizzazione della donna, l’offesa personale alla Meloni e altre nefandezze maschiliste. Ma non è così. Nella postfazione a “Il secco e l’umido” Theweleit amplia le sue teorie elaborate in “Fantasie Virili” con alcuni brevi spunti che si attagliano bene al caso in esame. Uno in particolare riguarda i poli della sessualità del fascista, che, secondo Theweleit, sono invertiti a tal punto da far partire il sesso da un principio di piacere per farlo approdare ad un principio di “dolore e violenza”. Questa è la “sessualizzazione della violenza” che Pasolini aveva messo magistralmente in scena nel suo ultimo film, Salò o le 120 giornate di Sodoma. Ed infatti il riferimento a quest’ultimo non è assolutamente casuale, nel fumetto.

Ministronza 6

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Il nipote di Gelli (che non è asciutto, è sporco, appiccicaticcio e unto) poi dice che la Mecojoni è “la più riuscita personificazione delle mie perversioni” e le chiede se senta “questo naturale legame armonico tra due ribelli puri come noi”.

Ministronza 7

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Il “naturale legame armonico” è il fascismo: “Presente!”. Un fascismo che agisce a livello fisico, non ideologico, sia sul corpo della donna che su quello dell’uomo. È un corpo frammentato, parzialmente anestetizzato, obbediente ma al contempo trasgressivo, caratterizzato da “un’attivazione/disattivazione compulsiva di atteggiamenti e di percezioni”. Se il maschio militaresco (o fascista) è terrorizzato dai flussi della donna, una donna fascista è obbligata a reprimere la propria corporeità: ma non ci riesce, quindi si abbandona completamente ad essa coinvolgendo anche l’uomo fascista. Sporco, liquido, umido, sangue. Merda. La satira permette di far brillare la contraddizione di questa condizione, senza dover essere necessariamente sessista o contro le donne, quindi uguale a Berlusconi, o semplicemente fascistoide.

Spataro non ha attaccato la Meloni in quanto donna, ha attaccato la Meloni in quanto donna fascista. Se non si capisce questo, o si decontestualizzano le tavole, o si è Lupi, non si riesce a comprendere un certo tipo di satira, per quanto imperfetta o non eccezionale che sia.

Daniele Luttazzi ha detto che in tempi reazionari come questi “non si può essere superficiali” nel fare satira. A maggior ragione, non si può essere ancora più superficiali nel parlarne e nell’analizzarla.

Il sonno della ragione è sempre pronto a generare ministri.

  1. Ottimo! Così se ne può occupare Cosentino. []
  2. Fossi in Spataro, ne approfitterei subito: una puttana, un buon registratore e poi tutto sui giornali. Funziona! []
  3. Lo studioso tedesco analizza un corpus di 200 tra romanzi, diari e lettere di membri delle milizie proto-naziste dei Freikorps nel periodo che va dal 1918 al 1923. []
  4. Dalla post-fazione di Theweleit a “Il secco e l’umido” di Littell. []

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Drop the Hate / Commenti (5)

#1

inaudita altera parte
Rilasciato il 20.11.09

clap!! clap!! clap!!!

#2

Irene
Rilasciato il 21.11.09

Non mi hai convinta per nulla, però la tua analisi è molto bella e mi complimento.
Io in quelle tavole vedo una donna di cui si ridicolizza la non-appropriatezza corporea, in totale armonia con una rappresentazione del corpo e della sessualità non solo maschilista, ma borghese nel midollo. La Meloni è una ninfomane, e già la sua rappresentazione come tale rimanda a un’implicita accusa: le donne con un’esagerata sessualità sono disturbanti (ridicole o ripugnanti a seconda del contesto). Ma la Meloni non può “permettersi” di essere ninfomane perché ha un corpo inappropriato: è bassa, è pelosa, i suoi peli pubici (in un momento in cui il pelo pubico è bandito dalle immagini erotiche e relegato quasi al feticismo “hairy”) sono talmente tanti da strabordare fuori dagli slip.
Questa rappresentazione ridicolizzante di, fondamentalmente, una che scopa e ama scopare, la trovo di per sé partorita da una mente che non ha nulla dell’antifascismo che proclama.

Da una parte trovo azzeccata e a volte divertente la rappresentazione del fascismo di Spataro, dall’altro credo che l’abbia declinata nel peggior modo possibile, così e a così tanti livelli sbagliato che annulla del tutto l’intenzione di partenza.

#3

ciasky
Rilasciato il 22.11.09

Complimenti per la critica, condivisibile o non.
Se qualcuno avesse sfogliato il fumetto prima di parlare…

#4

blicero
Rilasciato il 24.11.09

Irene, io ho analizzato le tavole che interessavano maggiormente le domande poste da WM1 e che erano considerate maschiliste etc, etc.

In altri punti del fumetto, certo, la satira più che volgare è molto rozza e poco rifinita – è più un gusto per la provocazione che altro, e la provocazione è sempre fine a sé stessa.

Quale sarebbe poi la rappresentazione “borghese nel midollo” della sessualità?

#5

John Blacksad
Rilasciato il 12.11.12

“le donne con un’esagerata sessualità sono disturbanti (ridicole o ripugnanti a seconda del contesto)” Certo che sono disturbanti, sarebbe una bugia negarlo.
Irene, prova ad abitare con una donna “con un’esagerata sessualità” e a cercare
di mettere una pezza alla merda che combina e poi ne riparliamo

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