Nicola, Domani In Transatlantico!

Pubblicato da Blicero il 26.02.2010

Vedi, questa è la cosa che sanno tutti e nessuno dice. Se segui la droga, eccoti servito il caso di droga. Se incominci a seguire i soldi non sai dove andrai a finire. E’ per questo che non vogliono intercettazioni, microspie o qualsiasi altra cosa che non riescono a controllare. Chi diavolo conosce quello che si andrà a dire, una volta che il nastro ha cominciato a girare?

The Wire” è stata probabilmente la migliore serie televisiva di sempre. La citazione qui sopra viene dalla prima stagione ed è pronunciata da un commissario di polizia, a capo di una task-force antidroga, non appena le indagini incominciano ad espandersi dallo spaccio di strada al riciclaggio e alla corruzione politica – con tutto l’ovvio corollario di intimidazioni, giochi di potere e ostacoli dall’alto.

Se il telefilm fosse stato ambientato in Italia probabilmente al posto dei gangster neri di Baltimora la polizia avrebbe trovato all’altro capo del filo imprenditori romani e avvocati/senatori di cui la magistratura aveva già chiesto l’arresto nel 20081 per violazione della legge elettorale. E sarebbe venuta fuori una cosa del genere:

Se t’è venuta la senatorite è un problema tuo Nico’… A me non me ne frega un c… di quello di quello che dici tu… Puoi diventa’ pure presidente della Repubblica, per me sei sempre il portiere mio… Tu sei uno schiavo mio.

La vicenda (l’ennesima) è quella di cui si parla in questi giorni e che vede coinvolti i vertici di Fastweb, Telecom, plenipotenziari capitolini, politica e ‘ndrangheta –  il solito quadro devastante di corruzione, truffa, riciclaggio, evasione fiscale, criminalità organizzata che si elegge direttamente in Parlamento e il Presidente del Consiglio che parla di “secchiate di fango” e “stato di polizia”, riferendosi ovviamente non alle solite montagne di merda che strabordano dai tombini del mondo economico-politico, ma al fatto che “siamo già tutti sottoposti al controllo dei telefoni”. Sì.

Ecco, in Italia le cose sono apparentemente (e drammaticamente) più semplici che nella Baltimora affrescata da David Simon: le intercettazioni sono l’ultimo strumento efficace rimasto per conoscere la verità, e dunque vanno tolte di mezzo al più presto – da chi delinque. Le macchine sono asettiche, neutre, non parlano e catturano solamente un flusso di dati digitali e analogici che rimangono impressi, pronti ad essere interpretati, incastrati e utilizzati per arrivare alla prescrizione in tribunale. L’essere umano invece ricorda, distorce i ricordi, li piega alla sua convenienza, annusa il clima contingente o è semplicemente Mario Chiesa. Insomma, nelle indagini per corruzione non è più affidabile come nel 1992.

E questa volta non ci sono solo le intercettazioni – con il linguaggio sboccato e ontologicamente volgare degli interlocutori da cui emerge un’avidità da far impallidire Gordon Gekko – a fornire lo spietato ritratto di una classe dirigente che vampirizza le risorse pubbliche e le istituzioni come se fossero una teenager di 15 anni smaniosa di perdere la verginità con il Ragazzo Maledetto del liceo sui sedili posteriori di una Punto.

Ci sono anche, e soprattutto, le foto di una cena elettorale svoltasi nell’aprile del 2008 e pubblicate sul sito de L’espresso. E da queste foto emergono tutti gli elementi che hanno caratterizzato la Seconda Repubblica e la sua infrastruttura politica “gelatinosa” di cui hanno parlato i pm nell’inchiesta su Guido “Legno Della Provvidenza” Bert-lol-aso – altrimenti definibile come “sessuo-corruzione organizzata”2.

Non mi piace la ‘ndrangheta, ma io piaccio all’ndrangheta

#1: In questa foto vediamo il futuro senatore Di Girolamo, con cravatta regimental, pizzo assassino e sorriso “da-qui-a-poco-sarò-eletto-illecitamente-in-un-collegio-estero-grazie-alle-vostre-schede-bianche-opportunamente-compilate”, cingere con un braccio il boss della ‘ndrangheta Franco Pugliese, mano nella tasca e cintura che fatica a contenere la prominente pancia riempita da anni e anni di criminalità a man salda. A completare il tutto c’è il simbolo del Pdl con la scritta “Berlusconi”, che va a formare una sorta di triangolo isoscele con il politico e il mafioso.

#2: Il particolare della dedica sulla torta è commovente quasi quanto mettere il fallo da cassettone d’ingresso di Previti a casa tua: “Al senatore Di Girolamo e amici”. Degli amici.

#3: Questa è la mia preferita. L’uomo a sinistra con il cappotto beige è Gennaro Mokbel, imprenditore della Camilluccia molto addentro le romane cose ed ex camerata di Terza Posizione, amico di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro nonchè frequentatore di Antonio D’Inzillo, sicario della Banda della Magliana + Nar. Mokbel è quello che nell’intercettazione sopra riportata chiama Di Girolamo “schiavo” e “portiere” e che, secondo i magistrati e le trascrizioni, ha fatto eleggere fraudolentemente l’avvocato in Parlamento:

Dobbiamo trovare un altro partito dove infilarti, perché ieri sera qui è venuto il senatore De Gregorio, l’onorevole Bezzi, tutti quanti si sono messi a tarantellà però… siccome De Gregorio è l’unico che c’ha l’accordo blindato con Berlusconi… allora io adesso preferisco vedere se te trovo la strada sempre per Forza Italia.

E ancora:

Devi paga’ tutte le cambiali che so’ state aperte e in più poi devi paga’ lo scotto sulla tua vita, perché tu una vita non ce l’avrai più. Poi dovrai fa’ tutte le tue segreterie, tutta la gente sul territorio, chi te segue le commissioni, li portaborse, l’addetto stampa.

Nella foto troviamo anche, ovviamente, due avvenenti fanciulle avvinghiate a Mokbar e Di Girolamo, la prima con il petto in modalità semi-strabordio e la seconda in posa provocante, strizzata dentro a dei pantaloni neri. Dico ovviamente perchè la politica seria, oltre che di finanziamenti, ha bisogno di figa un’incisiva prestazione d’immagine. Infine, c’è il magnifico sfondo del ristorante, capolavoro camp3 che sembra venire fuori direttamente dalle scene iniziali del docu-drama di Ciprì e Maresco, “Enzo, domani a Palermo!“, incentrato sulla figura dell'”imprenditore cinematografico” siciliano Enzo Castagna e del freakshow che gli gravita attorno.

#4: Oh, scusate, devo essere finito nella cartella: “Il Motivo Definitivo Per Cui Mickey Rourke Mi Traghetterà Verso L’Altra Sponda”.

Ad ogni modo, se persino Schifani ha chiesto l’annullamento dell’elezione significa che siamo arrivati al punto di non ritorno – esattamente come hanno fatto gli sceneggiatori di Lost con i salti spazio-temporali. E la cosa mi dispiace, davvero.

Ormai se ogni settimana non viene chiesto l’arresto di un deputato mi sento male. Non posso più farne a meno.

(Illustrazione: Matteo Bertelli)

  1. Richiesta curiosamente respinta dalla giunta per le autorizzazioni. []
  2. Un intreccio tra politica, mafia, fascismo e prostituzione. []
  3. Il capitello sul soffitto e la colonna disegnata sulla parete è un tocco di classe che fa impallidire qualsiasi corrente artistica sorta negli ultimi 20 anni in Italia. Ammesso che ne siano sorte. []

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Drop the Hate / Commenti (2)

#1

Mario Uccella
Rilasciato il 27.02.10

Mokbel, non Mokbar, perché il prodotto cambia. Eccome…
Mokbel come Lucia Mokbel, l’informatrice della polizia che, per prima, avvertì le forze dell’ordine che nell’appartamento di fronte al suo, nel condominio di via Gradoli, qualcosa “non andava”, che si sentivano strani rumori, come il ticchettio di un telegrafo…
Gennaro Mokbel, diciotto anni nel 1978, un passato da fascista con tanto di contatti con i Nar e Antonio D’Inzillo, il presunto killer di Renatino De Pedis…
Due Mobkel.
Via Gradoli, laddove fu condotto Benito Cazora dai mafiosi
‘ndranghetisti per avvertirlo che quella era “zona calda”. E Gennaro Mobkel trattava affari con la ‘ndrangheta, ancora al giorno d’oggi, la stessa ‘ndrangheta che (forse) infiltrò un suo esponente nel commando di via Fani…
Via Gradoli, dove si è consumato l’ultimo atto della carriera politica di Marrazzo…
Mokbel, i Nar dei fratellini Fioravanti, la Bandaccia, via Gradoli, la ‘ndrangheta.
Tutto torna.

#2

McLaud
Rilasciato il 04.03.10

…e con l’applauso dei suoi sodali il buon Di Girolamo (a.k.a. Sarcofago di merda) ha lasciato palazzo Madama.

E’ fantastico notare come gli on.mi senatori abbiano comunicato alle loro estremità (altrimenti inerti o impegnate nel saccheggio) l’impulso di applaudire, anziché di coprire i loro volti.

Ma è mai possibile che in questo paese nessuno sappia più quando deve battere i palmi?

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